Mentre fa discutere la
nuova "incarnazione" dei
Sex Pistols (o quel che ne rimane) senza lo storico
frontman John Lydon, in polemica da tempo con il resto della band, ricostituita attorno a Steve Jones,
Glen Matlock e Paul Cook, affiancati da Frank Carter (Gallows, Frank Carter and the Rattlesnakes), a tenere alta la memoria del periodo storico della celebre formazione
punk giunge una nuova pubblicazione. Per la prima volta, infatti, saranno dati alle stampe tre album live del leggendario tour statunitense dei Sex Pistols del 1978. Le pubblicazioni sono incentrate sugli show in Georgia, Texas e California, tappe della famosa
tournée negli Stati Uniti, che hanno segnato gli ultimi spettacoli dal vivo della storica band punk in quasi due decenni, con i membri superstiti che non sono più saliti sul palco fino alla loro riformazione nel 1996. Le testimonianze audio includono le registrazioni del set al South East Music di Atlanta il 5 gennaio 1978, di una tappa al Longhorns Ballroom di Dallas il 10 gennaio 1978 e di uno spettacolo al Winterland Ballroom di San Francisco il 14 gennaio 1978.
A partire dal prossimo 28 febbraio i tre album saranno pubblicati in vinile colorato con cadenza di uno al mese, per primo lo show di San Francisco, quindi le esibizioni di Atlanta (South East Music, 5 gennaio 1978) e Dallas (Longhorns Ballroom, 10 gennaio 1978); in coincidenza con l’ultima uscita in vinile (24 Aprile 2025) i concerti saranno pubblicati anche in un box di tre cd e in digitale.
La
line-up di quel tour statunitense aveva schierati Johnny Rotten (vero nome John Lydon), Paul Cook, Steve Jones e Sid Vicious, poi prematuramente scomparso all'età di 21 anni nel 1979. I concerti videro il gruppo suonare brani dal suo unico album del 1977, "
Never Mind The Bollocks, Here’s The Sex Pistols", tra cui interpretazioni dal vivo di "God Save The Queen", "Bodies" e "Anarchy in the UK". Anche se i Sex Pistols non si fossero sciolti poco dopo, il tour avrebbe comunque ottenuto un posto nella storia del rock, considerando la reputazione che accompagnava la band, soprattutto nelle zone più conservatrici d’America. Johnny Rotten (aka Lydon), Paul Cook, Steve Jones e Sid Vicious furono volutamente mandati in locali ideali per lo scontro, con la polizia pronta a reprimere qualsiasi segno di anarchia e con dimostranti religiosi schierati all’esterno per protestare contro le esibizioni degli empi britannici. Il pubblico veniva provocato, gli oggetti volavano, le tensioni tra gli spettatori e gli stessi Pistols erano evidenti ed in mezzo a tutto questo emerse un tipo di musica così cruda ed onesta che il paese che aveva dato i natali al rock'n'roll avesse mai ascoltato sino a quel momento.
"Allora, noi siamo venuti per ballare, voi cosa siete venuti a fare?" disse Rotten prima di "God Save The Queen" ad Atlanta, e ancora: "Quello era il nuovo inno nazionale britannico".
I brani ripuliti e masterizzati contenuti in questi album trasportano l'ascoltatore proprio in mezzo alla folla sudata e urlante. "Non siamo la peggior cosa peggiore che abbiate mai visto?", chiede Rotten, ma in verità il suono della chitarra di Jones e la sua voce sgraziata sono esattamente ciò che il pubblico chiede.
Una pubblicità radiofonica per lo spettacolo di Dallas annunciava: "Hanno detto che nessuno poteva essere più bizzarro di
Alice Cooper o più distruttivo dei
Kiss. Non hanno visto i Sex Pistols... Banditi nel loro stesso paese d'origine, ai britannici Sex Pistols è stato negato l'ingresso negli Stati Uniti: i Sex Pistols portano la loro musica al Metroplex questo martedì sera al Longhorn Ballroom".
Dopo che la band suonò l’ultimo brano in scaletta a San Francisco, una cover di ‘No Fun’ degli Stooges, Rotten sfidò direttamente la folla: “Avete mai avuto la sensazione di essere stati imbrogliati?”. Pochi giorni dopo Rotten annunciò lo scioglimento dei Sex Pistols, la fama del gruppo scoppiata nel tumulto della fine degli
anni 70, era finita. Queste registrazioni documentano gli ultimi fuochi di una band che ha cambiato per sempre la cultura pop.