Héroes del Silencio

Senderos de traición

1990 (Odeon)
alt-rock, gothic rock, jangle pop

Gli Héroes del Silencio, da Saragozza, sono la rock band più famosa nella storia della musica spagnola. La loro proposta prende forma durante l'ultima era della new wave, si bagna dei toni cupi del gothic rock e assume sovente il tono muscolare dell'hard rock. Scritta così, la formula della band spagnola potrebbe trovare un precedente in quella dei londinesi Cult, ma la similitudine farebbe torto a un sound e una proposta lirica unici.

Anzitutto, la cultura latina che trasuda nelle inflessioni di melodie e interpretazione conferisce alle canzoni della band calore e tensione epica. Poi ci sono la voce e i testi di Enrique Ortiz de Landázuri, in arte Bunbury. La prima è possente, profonda, ma duttile e capace di guizzi teatrali; i secondi criptici, densi di simboli, affascinanti e legati alla passione del cantante per i poeti maledetti francesi, ma anche per Oscar Wilde, Pablo Neruda e Mario Benedetti.
Non è meno peculiare lo stile del chitarrista e principale compositore, Juan Valdivia, tessitore infaticabile di arpeggi complessi e fluenti, ricercatore maniacale di effetti e distorsioni.
Completa la formazione una sezione ritmica formata dal bassista Joaquín Cardiel e dal batterista Pedro Andreu, imponente come da tradizione del tardo post-punk.

Il primo album, "El mar no cesa" (1988), ottiene vendite incoraggianti a dispetto delle stroncature della critica spagnola più militante, e la Emi spagnola decide di puntare sulla band.
Per la registrazione del secondo album viene assunto come produttore Phil Manzanera, ex-chitarrista dei Roxy Music. Si tratta di una scelta sorprendente: Manzanera in quel momento era diventato un turnista molto richiesto nel rock anglofono, ma non aveva trovato spazio in cabina di regia. Nel 1989, però, si era trovato a dirigere il disco di una band spagnola misconosciuta, i Mosquitos, che si trovava in quel momento di stanza a Londra.
Ciò ha fatto probabilmente drizzare le antenne negli studi della Emi, in particolare al manager Ignacio Cubillas: presi i dovuti accordi, Manzanera è così partito per la Spagna. In parte la sua esperienza, in parte la maturazione della band, che ha avuto modo di rodarsi dal vivo e di scrivere per la prima volta materiale destinato a un progetto ben preciso, rendono "Senderos de traición" uno dei capolavori del rock spagnolo. Il balzo a livello formale compiuto nel giro di un singolo album è impressionante.

"Entre dos tierras" si apre con un arpeggio effettato con l'eco e scatta in una cavalcata in cui la chitarra si rifrange in continue mutazioni, che proseguiranno fino al termine, nel graduale ammassarsi di filtri ora eterei, ora distorti. Passa un minuto prima che Bunbury inizi a cantare, eppure questo non danneggia il potenziale commerciale del brano, che viene accompagnato da un leggendario video, diretto dal giovane regista catalano Alberto Sciamma, che alterna immagini della band che suona e un violento scontro fisico fra un uomo e una donna.
Lo stesso testo, se nella prima strofa sembra trattare le dinamiche di potere riguardanti un personaggio pubblico ("Ti puoi vendere, qualsiasi offerta va bene, se vuoi potere, ed è facile aprire la bocca tanto per commentare, e se pensi di fare marcia indietro hai già molte orme da cancellare"), nella seconda sembra spostare l'attenzione sulla storia di una coppia in difficoltà ("Perdi la fede, qualsiasi speranza è vana e non sai cosa credere, ma dimenticami, che nessuno ti ha chiamato e sei qui un'altra volta").

Il brano fa da stampo per tutto l'album, che vanta un suono molto coeso, dovuto alla scelta di Manzanera di registrare tutti gli strumenti in contemporanea dal vivo, per dare al tutto una maggiore forza d'impatto rispetto al debutto. È ovviamente presente qualche sovraincisione, soprattutto a livello di effetti per chitarra elettrica, che Valdivia impiega a trecentosessanta gradi: distorsori, delay, echo, chorus, phaser e chi più ne ha più ne metta. Le saltuarie chitarre acustiche sono invece suonate in diretta da Bunbury, le si può udire in particolare durante gli imponenti andamenti midtempo di "Oración" e "Con nombre de guerra".
Se grosso dell'album viaggia a passo spedito ("Maldito duende"), se non frenetico ("La carta", "Hechizo", "Decadencia"), il ritmo definisce la potenza dei brani ma non la loro atmosfera, che è maggiormente legata alle timbriche: quando la chitarra si ammorbidisce, filtra la sensibilità jangle pop, mentre i toni più acuminati riportano verso il gothic rock, senza tuttavia mai smettere di tenere il piede in più staffe (è anche questa impossibilità di incasellarne la formula a rendere la band tanto peculiare).
Tuttavia, nonostante si muova partendo da generi nati negli anni Ottanta, l'impressione è che l'album rappresenti perfettamente il momento di passaggio da un decennio all'altro. Il timbro asciutto della batteria guarda infatti già agli anni Novanta e più in generale non è scorretto indicare in questa dozzina di canzoni uno dei momenti di nascita del rock alternativo spagnolo (è indicativo che, più o meno in contemporanea, gli argentini Soda Stereo facessero deflagrare il genere in America Latina).

"Senderos de traición" esce nel novembre del 1990 e da lì inizia la sua scalata alla classifica, che lo porta al numero 1 nel febbraio dell'anno successivo. Rimane fra i primi cinquanta per 28 settimane ed entro il 1992 ha smerciato 400mila copie in patria.
Sulla lunga distanza il suo impatto si rivela però internazionale: i quattro infatti decidono di andare in tour in Belgio e Svizzera. Una decisione che inizialmente li vede scontrarsi con i discografici: mentre potrebbero continuare a riempire le grandi arene in Spagna, decidono di andare a suonare in piccoli locali dell'Europa centrale, dove sono benemeriti sconosciuti. Eppure funziona: partendo da bar in cui riescono a trovare a malapena posto per la batteria, cominciano a espandere il proprio culto dal vivo (i quattro ricordano oggi quei momenti come i più eccitanti e felici vissuti durante la carriera).
Decidono a quel punto di fare un tentativo in Germania, dove vengono invitati da Johnny Hauesler, leader della rock band tedesca Plan B, a un festival contro il razzismo: "Ich Bin Ein Auslander" ("Non sono uno straniero"). Il concerto si tiene il 26 ottobre 1991 e ottiene copertura televisiva. Da quel momento i discografici tedeschi iniziano a pensare seriamente all'eventualità di distribuire la band a livello locale e ciò si traduce in un effetto a valanga sui mercati europei circostanti.

Nel luglio del 1992 "Senderos de traición" entra così nella classifica tedesca: arriva al numero 17, rimane per 42 settimane fra i primi 50 e finisce col superare il mezzo milione di copie vendute. Le numerose date dal vivo che si susseguono vedono migliaia di ragazzi tedeschi cantare all'unisono complessi testi in spagnolo, in un clima surreale.
In Svizzera l'album è disco di platino, con 50mila copie, ma anche l'Italia se ne accorge, spingendolo fino al numero 23, per 11 settimane fra i primi cinquanta. Non è un risultato paragonabile a quello tedesco, ma sono altre 100mila copie.
Il successo nel resto del mondo ispanofono è già più prevedibile, anche se la band impiega molto prima di andare a suonare in Messico, dove si presenta solo nell'ottobre del 1992. Non ci sono dati sicuri sulle vendite locali, ma data la portata della band e il volume del mercato messicano dell'epoca, si parla sicuramente di una cifra superiore alle 100mila copie, che vanno almeno raddoppiate contando il resto dell'America Latina.
L'album risulta importante anche per aver imposto Manzanera come produttore vincente: a partire da quel momento avrebbe diretto i dischi di alcuni fra i più importanti artisti iberoamericani, quali Gabinete Caligari, Antonio Vega, Paralamas do Sucesso, Fito Páez e Aterciopelados.

La carriera degli Héroes del Silencio sarebbe durata per due altri album, prima di implodere sotto il peso del successo e lasciare spazio alla carriera solista di Bunbury, ancora oggi una delle icone più importanti del rock ispanofono.
Nonostante abbia mantenuto intatta la propria dignità artistica, senza mai svendersi alle tentazioni del pop radiofonico, il suo vertice creativo rimane il periodo passato con la band. Il suo canto non è più stato tanto istrionico e capace di mutare, i suoi testi non hanno più saputo catturare paesaggi magici e ombrosi come al tempo di "Maldito duende":

Ho sentito che la notte è tutta magia,
e che un folletto ti invita a sognare,
e so che ultimamente
mi sono a malapena fermato,
e ho l'impressione di divagare.
Albeggia così presto,
e io sono così solo,
e non mi pento di ieri, sì.
Le stelle ti illuminano,
oggi ti fanno da guida,
ti senti così forte da pensare
che nulla possa toccarti.
Le distanze si fanno brevi,
passano rapide le ore,
e questa stanza non smette di restringersi,
e così tante cose da dire,
tante chiacchiere da queste parti.
Se (solo) fosse possibile fuggire da questo posto...

30/01/2022

Tracklist

  1. Entre dos tierras
  2. Maldito duende
  3. La carta
  4. Malas intenciones
  5. Sal
  6. Senda
  7. Hechizo
  8. Oración
  9. Despertar
  10. Decadencia
  11. Con nombre de guerra
  12. El cuadro II




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