Neu!

Neu!

1972 (Astralwerks)
kraut-rock

di Michele Dicuonzo ("Sensorium")

Il primo platter del duo teutonico Dinger/Rother rappresenta uno dei capisaldi storici del kraut-rock tutto, ma anche e soprattutto un tassello fondamentale del rock dei nostri tempi. Si pensi all'enorme lascito della mitizzata "Hallo Gallo", oltre dieci minuti di groove 'motorico', come lo hanno denominato all'epoca gli stessi autori, con una ritmica spezzata e un crescendo di effetti chitarristici ai quali gli Stereolab hanno evidentemente attinto sin dai loro primi vagiti discografici.

Si esiti oppure sui foschi scenari metropolitani dell'altrettanto seminale "Negativland", forgiata su riff di basso ossessivi ed incalzanti, nonché doppiata da stridenti rumorismi che hanno sicuramente marchiato a fuoco l'immaginario dei Joy Division di "Unknown Pleasures", per non tacere dell'universo industrial tutto. Altrove, è la matrice più tipicamente germanica a mostrarsi in superficie, con la solenne, estatica psichedelia dei Popol Vuh di Florian Fricke a tracciare le coordinate delle sublimi "Weinensee" e "In Gluck", brani meditativi, ipnotici e minimali di pregevole caratura.

Il finale sommesso, quasi una mistica preghiera, di "Lieber Honig" chiude i conti a un disco altamente creativo. I Neu! (un monicker alquanto azzeccato, non c'è che dire) erano quasi trent'anni avanti con le loro ardite sperimentazioni, e quello che sorprende ancora oggi è l'innegabile modernità, l'attualità sconcertante della musica contenuta tra questi solchi.

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"Licenza poetica" di Francesco Nunziata

Certi dischi non sono semplicemente… Sono molto di più: sono il loro tempo e ciò che c'era prima… Sono l'oggi e il domani, e, soprattutto, sono in ogni dove. Certi dischi non sono fatti semplicemente di note… insomma: non sono fatti semplicemente di musica. Tutto qua.

Capita, allora, di dover seguire altre strade, territori desolati, paesaggi sconfinati e incredibilmente austeri nella loro parossistica alterità. Sentieri interrotti che non portano da nessuna parte, ma che sono già quel luogo, quell' emozione, quella parola… quel disco.

"Hallogallo" (10.07)

Capita, allora, di seguire un battito ossessivo e di ritrovare nelle sue coordinate un senso primigenio del ritmo, un cerimoniale mitico, esasperato, divino. Ma non basta. Bisogna intravedere nel suo incedere portentoso lo scintillìo minaccioso e lunare del metallo, la bruma vaporosa e deforme di notti al limitare della città. Bisogna essere altro: a tratti, Dio. Eh, sì: bisogna che quelle linee di chitarra, così perfette nel dipingere linee parallele nel cervello, diventino tutt'uno col corpo e che il corpo abbandoni le sue paure e si immerga nel vortice.

"Sanderouwgebut" (4.51)

E che quel vortice sia silente e minaccioso come lo scuotersi del cosmo nel vuoto. E che nel dipanarsi di voci impreviste vi sia angoscia, disperazione, ma di non poter essere oltremodo nei pressi di sorgenti millenarie, nei pressi del Vuoto che dal Nulla ci imbeve di Morte.

"Weinensee" (6.46)

Ma che da oscuri presagi di distruzione si riesca a trarre il senso delle stelle, la bellezza di questi campi nutriti di rugiada fin da quando, tu bambino, riuscivi a scovare più segreti di quanti il mondo te ne potesse offrire. E che tra queste lamelle fluorescenti di petrolio si possa ancora intravedere il fraseggio di chitarre impastate di atemporalità e di gioia. Tutto è così dannatamente puro e primordiale, come lontane grida di uccelli votati al silenzio nella sera di madreperla…

"In Gluck" (6.53)

Questo andare alla deriva, trascinandosi dietro brandelli di una vita che non potrà più essere, perché ormai già solo permanenza di cose dette e di cose fatte… Questo spingersi fin dove è possibile, fin dove gli occhi ci sostengono e il cuore regge… Perché questa è la "stasi", l'immobilità del tempo che giace in se stesso, come un Dio pigro, vecchio e fannullone.

"Negativland" (9.46)

E poi riapprodare lungo spiagge infette e scorgere in lontananza la danza di una Apocalisse, che nel cielo è ancora solo un oscuro presagio, un'ombra che ripara dal sole, ignari, noi poveri e miserabili, che solo il suo fuoco accecante rende questa terra ancora vergine dinanzi ai nostri sguardi attoniti.

Scorgere nella radura fiori malaticci, e mantenersi impavidi. Scorgere in fondo alla valle fantasmi ed anime morte, e mantenersi impavidi. Scorgere la terra che assorbe i voli delle farfalle, e mantenersi impavidi…

"Lieber Honig" (7.15)

Alla fine, ciò che resta è un cumulo di emozioni, un'afasia psicologica, forse il luccichio di una purezza più intima, ancora più essenziale. Perché la meraviglia delle parole è il loro silenzio nel cuore, la loro voce da sempre incompresa, inascoltata. E, allora, lasciarsi andare, spingersi alla deriva, disperdersi per il mondo… Solo qualche inafferrabile sillogismo dell'anima potrebbe spiegare tutto questo frantumarsi divino di non-detto.

Non semplicemente un disco...

03/11/2006

Tracklist

  1. Hallogallo
  2. Sanderouwgebut
  3. Weinensee
  4. In Glück
  5. Negativland
  6. Lieber Honig

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