Julian Cope, cantautore gallese figlio della scuola eccentrica dei
Syd Barrett,
Scott Walker e
Kevin Ayers, è lontano da qualche anno dalle scene musicali. Questa "Collection" ripropone diciotto tracce del periodo tra il 1984 ed il 1992, e la scelta dei brani si rivela azzeccata fin dall'inizio con i pezzi estrapolati da "World Shut Your Mouth" e "Fried", i due album del 1984. Brani come "Sunspots", "Head Hang Low", "Bill Drummond Said" e "Sunshine Playroom" sfoggiano un caleidoscopio di suoni che oscilla tra psichedelia folle e melodie folk, mentre le tracce estratte da "Saint Julian" (1987) e "My Nation Underground" (1988) svelano l'anima più rock dell'autoproclamato "Santo".
Non mancano poi i singoli che hanno portato Cope a lambire il successo: "World Shut Your Mouth", "Trampolene" e "Charlotte Anne". E ad animare l'antologia sono anche le canzoni di protesta dell'ottimo "Peggy Suicide" ('91), l'album che ha consacrato il gallese "cantastorie apocalittico", e le armonie più "free-form" di "Jehovahkill" ("The Mystery Trend", "Soul Desert" e la tesissima "Upwards At 45 Degrees").
"The Collection", insomma, è un'ottima occasione per approfondire l'opera di uno degli artisti più geniali (e sottovalutati) del rock britannico.
(24/10/2006)