Stavolta tocca ai Lambchop. Astenersi recensori in vena di evoluzioni retoriche, astenersi involuti soliloqui, basta voli pindarici, basta tristezze sottotraccia, astenersi elucubrazioni sofistiche. Astenersi perditempo.
Due cd, venduti separatamente o in coppia con 24 canzoni nuove nuove, di cui sei strumentali, due cd in cui Kurt Wagner, il nostro eroe, fa girare a pieno regime tutte le dinamiche melodiche di cui dispone. Due cd di spesso malinconica musica pop, perché di questo stiamo parlando, nel senso più artigianale e nobile del termine. Canzoni pop. Pop da "popular". Sedersi con il proprio strumento e cercare l'accordo, la melodia, il passaggio che colpisca, l'intonazione e l'arrangiamento giusto. Provare e riprovare, le dita cercano le corde e i tasti, trovare. Come nelle botteghe artigiane. Questa è l'essenza della musica. Questo è l'essenza di "popular".
Ventiquattro pezzi pop, spesso sorretti da un orchestra mai rutilante ma sufficente per lambire, complice anche la voce profonda di Kurt, i territori del sinfo-soul. Ecco a volte viene in mente Isaac Hayes con meno viagra o un Barry White molto meno danzereccio (anche se gli strumentali all'inizio dei due cd ricordano molto la Love Unlimited Orchestra del povero Barry), qualche pezzo è in odore di Lloyd Cole ("About My Lighter"). Oppure Burt Bacharach. Ecco l'ho detto. Wagner non è (ancora?) Bacharach, d'accordo, ma a volte contano anche le intenzioni, e comunque la stoffa è quella.
I due cd sono abbastanza omogenei anche se "No You C'Mon" contiene alcuni pezzi tirati ("Nothing Adventurous Please" su tutti), di impostazione quasi indie-rock, ma abbastanza avulsi dal contesto, e presenta una maggiore differenziazione delle atmosfere, quasi completamente dedicate in "Aw C'Mon", cd da me nettamente preferito, a un canzone romantica, struggente, molto cool, sovrarrangiata, sofisticata, con Wagner che sfiora spesso addirittura un'impostazione da crooner ("Women Help To Create...", "Listen").
Non vi sarà difficile riconoscere la purezza di pezzi come "For Pounds In Two Days", "Steve McQueen", "Something Goin On", "There's Still Time", "Listen", "Nothing But A Blur From A Bullett Rain", solo per citarne alcuni, pezzi sorretti da solida melodia e da archi di lirico estetismo.
Certo non è tutto oro, alcuni strumentali sono un po' incolori, le poche volte che si sfoderano le chitarre i risultati non sono esaltanti, e ci si potrà infastidire di una certa monotonia d'atmosfera. Ma se avete un cuore, ascoltate "I Haven't Heard A Word I've Said" per poi passare ai restanti 23 brani, e converrete con me che esiste una bellezza nella musica, anche se "popular", che non necessita di alcuna sovrastruttura linguistica o culturale. Basta sedersi, quietare l'animo e i pensieri, e ascoltare. Ma si era detto astenersi perditempo quindi la recensione finisce qui.
19/12/2006