It's Jo And Danny

The Quickening

2005 (Double Snazzy)
folk

Proprio come il protagonista di "Alta Fedeltà", non c'è appassionato di quella che Nick Hornby definirebbe "pop music" che non si sia mai cimentato nell'impresa di confezionare le proprie compilation, da propinare a ignare vittime costrette a scoprire loro malgrado band dai nomi improbabili e regolarmente sconosciuti… All'alba del nuovo millennio, nelle mie personali compilation compariva immancabilmente un brano scritto da una coppia di pittoreschi hippy inglesi, intitolato "The Ones With Open Mouths". Sulle trame acustiche di melodie gentili alla Belle & Sebastian si innestavano palpiti e sospiri di un'elettronica minimale e casalinga, capace di innalzarsi in inattesi crescendo come in un matrimonio impossibile tra la Beth Orton meno modaiola e la Beta Band più artigianale, officiato in una giornata di primavera dai loop cantautorali di David Kitt. "The ones with open hearts are the first to bleed", sussurravano. Ed era davvero una meraviglia da lasciare a bocca aperta.

Il duo, formato da Jo Bartlett e Danny Hagan, impegnati a vario titolo nella scena musicale da ormai un ventennio e incidentalmente anche marito e moglie, portava semplicemente il nome di It's Jo And Danny e nel 2000 aveva appena sfornato il proprio primo disco, che annunciava già nel titolo l'ironico autoritratto della coppia: "Lank Haired Girl To Bearded Boy". La copertina di quel delicato e folgorante debutto, che giocava a fare il verso al dylaniano "Bringing It All Back Home", dava subito l'immagine intima e confidenziale di trovarsi a casa, con quella stanza ingombra di vecchi vinili, chitarre acustiche e tazze di the.

Da allora sono passati ormai cinque anni e Jo e Danny hanno abbandonato la frenesia londinese per le più placide montagne del Galles, dove organizzano ogni anno il Green Man Festival, che ha visto come protagonisti nelle ultime edizioni Bonnie "Prince" Billy, Joanna Newsom e Alasdair Roberts.
Dopo aver riproposto con alterne fortune la loro formula elettronico-acustica per un paio di album ("Thugs Lounge" nel 2001 e "But We Have The Music" nel 2003), It's Jo And Danny hanno deciso di voltare pagina, lasciando da parte ogni velleità digitale per immergersi nelle più pure atmosfere del folk britannico. Per "The Quickening", il loro nuovo lavoro, hanno convocato il gruppo folk scozzese Daimh, oltre al percussionista Des Morgan e al chitarrista Rudy Carroll, già al loro fianco negli anni Ottanta nella comune avventura dei Bluetrain, e hanno registrato nei Bark Studios di Londra un pugno di ballate dallo spirito bucolico e fuori dal tempo.

Purtroppo però, la musica del duo inglese, spogliata della componente più obliqua e intrigante, sembra avere perso per strada anche tutto il proprio incanto e scorre innocua in una vellutata monotonia che non riesce mai a catturare l'attenzione.
La voce sottile da narratrice di favole di Jo intesse trame di cantautorato al femminile che richiamano sin troppo scopertamente i modelli di Joni Mitchell e Carole King, mentre il calore ovattato e rurale degli arrangiamenti vorrebbe far rivivere i giorni dei Fairport Convention. Ci sono violini da danza di paese, ci sono percussioni appena sfiorate (tra cui anche il tradizionale bodhran irlandese), ci sono soffici arpeggi e controcanti soffusi: ma l'effetto è quello di diffondere all'intorno un indistinto torpore, come in una giornata d'inverno trascorsa davanti al camino scoppiettante di una casa di campagna. E i sapori celtici da cartolina che fanno capolino in brani come "Swollen River", "Testing Me" e "Real Thing" fanno pensare più a "Titanic" che non ai Waterboys.

Insomma, all'eleganza intimista di "The Quickening" manca sempre il guizzo decisivo per lasciare il segno, come per certi dischi partoriti durante l'effimera sbornia neoacustica di fine anni Novanta, destinati inevitabilmente a essere dimenticati il giorno dopo la loro uscita.
Lungo il filo delle ballate inanellate da Jo e Danny emergono gli spunti melodici di "Seasoned", "In Spite Of Love" e "Dying Kiss", l'andatura appena più movimentata di "Spoken Word" e le liriche pensose ed esistenziali di "God's Closed His Eyes" e "Testing Me", fino alle tonalità scure della conclusiva "Room 220". Ma sono sfumature che faticano a distinguersi nella monocromia di fondo di un disco troppo calligrafico per arrivare al cuore.
Non resta che sperare che Danny ricominci presto ad alambiccare con i suoi giocattoli elettronici: gli abiti folk di "The Quickening" rischiano di trasformare il suo sodalizio con Jo in un ménage privo di emozioni.

14/11/2012

Tracklist

  1. God's CLosed His Eyes
  2. Seasoned
  3. Swollen River
  4. In Spite Of Love
  5. Spoken Word
  6. Sweetheart
  7. Testing Me
  8. Dying Kiss
  9. Real Thing
  10. Porch Dog
  11. Room 220

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