Magic Numbers

Magic Numbers

2005 (Heavenly/Capitol)
alt-pop

Questo album ha il potere di guarire la depressione, la solitudine, la tristezza. Al termine di una giornata andata storta (lavoro, fidanzata, famiglia, non importa) hai la certezza di tornare a casa, sdraiarti e mettere su il disco dei Magic Numbers, sentendoti subito meglio. La ricetta musicale della medicina miracolosa, annientatrice di psichiatri e ramanzine sul futuro, nasce in America ma si concretizza in Inghilterra. E' la storia di due coppie di giovani fratelli: Romeo (voce solista e testi, chitarra, piano e banjo) e Michele Stodart (basso, tastiere, cori), nati a Trinidad ma cresciuti a New York; Sean (batteria) e Angela Gannon (voce, melodica) che arrivano dalla più anonima Acton, Massachussets. Barbuti, grassocci, con un aria vagamente "nerd" nel portamento, i ragazzi formano un quartetto sfigato e piuttosto "antifashion": l'incontro che cambierà le loro vite si consuma nel sobborgo londinese di Ealing, dove i quattro si trovano in viaggio.
I gusti musicali in comune ci sono (il pop vocale targato sixties di Beach Boys, Mamas & Papas e Lovin'Spoonful, ma anche Neil Young, Gram Parsons, The Band, Todd Rundgren), la determinazione e l'ambizione anche.

Nell'arco di pochissimo tempo la neonata band, forte di un'attitudine pop e di harmony vocals fuori dal comune, ha l'opportunità di incidere un paio di singoli, una partecipazione deluxe in "Push The Button" dei Chemical Brothers, quindi una tournée con gli Hal.

Questo album di debutto omonimo, lodato e coccolato dalla critica specializzata di mezzo mondo (dalle testate inglesi "Mojo" e "Uncut" fino ai quotidiani americani e la solitamente severissima webzine "PitchforkMedia") è il primo, meraviglioso frutto della collaborazione dei Magici Fratelli.
Per essere il lavoro di un gruppo ai nastri di partenza è da notare subito una grandissima coesione e compattezza in queste dodici canzoni: non ci sono (apparentemente) punti deboli, né indecisioni o mancanza di carattere. Anzi. L'identità di questa band "unisex" sta proprio nel guardare al passato senza mai rimanere impantanato nelle sabbie mobili di confronti o calchi stilistici (pregio più unico che raro in tempi come questi di revival dark-wave). La sensazione che si prova è quella di un gruppo che arriva dal nulla per cambiare le coordinate del power pop odierno, quattro teste e un sound fresco per sfornare un piccolo classico della melodia che, probabilmente, rimarrà nel tempo.

L'album è equamente diviso in due parti: da un lato il raggiante pop estivo fatto di chitarre elettriche, battiti di mani e "killer choruses", dall'altro la malinconia di ballate alt.country degne dei duetti di Gram Parsons ed Emmylou Harris, appena screziate d'archi e tastiere. Nella prima "sezione" i Magic Numbers riescono nell'impresa di mescolare il jingle-jangle dei Byrds al doo-wop degli anni 50 ("Mornings Eleven"; "Forever Lost"), costruire con certosina pazienza sinfonie tascabili in continua evoluzione ("The Mule"), degne della jam band più consumata per poi cesellare riff di chitarra semplici e subito memorizzabili (Long Legs").

Nella seconda parte esce allo scoperto tutto il talento di songwriter del leader Romeo Stodart, un cowboy di mezzanotte con gli occhi perennemente rivolti al cielo stellato: i suoi struggimenti amorosi ("Wheels On Fire"; "Don't Give Up The Fight") sono così veri e simili a quelli di tanti suoi coetanei, teneri proprio perché leggeri e vulnerabili come le canzoni che scrive. Se dovessimo trovare un difetto, lo cercheremmo semmai nella cura certosina affidata alla struttura degli arrangiamenti, talvolta disorientanti nel voler cercare a tutti i costi l'originalità: un esempio calzante può essere "I See You, You See Me", col suo incedere da ballata romantica rovinata nell'atmosfera da cambi di tempo e armonie.
Ma si tratta tuttavia di momenti, attimi di indecisione.

"Magic Numbers" va ascoltato e gustato con la dovuta calma: solo così si potranno apprezzare i (tanti) dettagli e le raffinatezze, il binomio perfetto di allegria e inquietudine. Se avete apprezzato gli ultimi Belle & Sebastian e Kings of Leon, il primo album dei Thrills e i Polyphonic Spree, questa è musica che fa per voi. Un'alchimia fatta di numeri magici, una medicina di ritrovata felicità per vincere le asprezze di un altro gelido inverno.

21/06/2010

Tracklist

  1. Mornings Eleven
  2. Forever Lost
  3. The Mule
  4. Long Legs
  5. Love Me Like You
  6. Which Way To Happy
  7. I See You, You See Me
  8. Don't Give Up The Flight
  9. This Love
  10. Wheels On Fire
  11. Love Is A Game
  12. Try

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