Gruppo di culto per un buon numero di artisti americani, da Jon Spencer ai Lightning Bolt, giusto per fare qualche nome, fautori di un garage-punk spazzatura, spastico, oltre qualunque limite di politically correct musicale, i giapponesi Guitar Wolf arrivano alla meritata raccolta antologica che ne ripercorre buona parte di carriera.
Un’ottima raccolta, che viene incontro alle esigenze di chi si volesse avvicinare alle sonorità della band, e che chiude il cerchio delle celebrazioni, apertosi con il tributo "I Love Guitar Wolf Very Much" del 2004, con cover di artisti della levatura di J. Macis e Jim O’Rourke tra gli altri, e proseguite con "Guitar Wolf-Live From The World"; senza dimenticare, nel mezzo, la scomparsa di Billy Bass Wolf, colpito da un attacco di cuore, appena terminato il tour mondiale del 2005, che aveva fatto registrare il sold out praticamente dappertutto.
Figli di Link Wray, Cramps e Sex Pistols, i Guitar Wolf hanno da invidiare niente a nessuno in termini di sciatteria e strafottenza. Il loro garage-punk sembra assemblato con materiali di risulta di una discarica radioattiva, un po' come per i grandi Oblivians. Rispetto al trio di Memphis, i Guitar Wolf esasperano l’aspetto surf’n’roll , riducendo ai minimi termini gli inserti di blues primitivista.
Un suono torrenziale e saturo, costruito intorno ad anthem di straordinaria efficacia, pur senza particolari concessioni al facile ascolto, con un immaginario che riporta a Bruce Lee e ai b-movie giapponesi.
Detto questo, poco altro resta da aggiungere, se non che questi ventisei sputacchi distorti sono una gioia per la mente, sollecitata ad azzerare le proprie attività per decodificarne i significati (che non ci sono…) , e per il corpo, costretto a inscenare pogo da cameretta, oltre qualsivoglia volontà raziocinante.
Fate attenzione, però, i Guitar Wolf provocano dipendenza.
05/07/2006