”Al centro di questo disco c’è la mia voce. Ho fatto del mio meglio per sbuffare, sibilare, sussurrare, gemere, rivelare, infierire, piagnucolare e sedurre. Con la mia voce posso sembrare una ragazza, un boogieman, un theremin, un fuoco d’artificio, un clown, un dottore, un assassino. Posso essere tribale. Ironico. O disturbato. La mia voce è il mio strumento.” (Tom Waits, note a “Orphans”)
No, Tom Waits non è impazzito improvvisamente (posto che sia sempre stato normale) tentando di seguire esempi di sperimentazioni vocali tipo Demetrio Stratos, ma è innegabile che la peculiarità della sua opera musicale faccia perno sulla sua particolare voce e sulla capacità interpretativa; di questo tratta il suo nuovo progetto, “Orphans: Brawlers, Bawlers & Bastards”, triplo cd che prova a dare l’immagine della versatilità del cantautore americano attraverso tre lati più o meno distinti di quanto ha creato in questi decenni di carriera. “Orphans” non è una raccolta, perché contiene per la maggior parte pezzi inediti, ma al tempo stesso è anche una raccolta visto che al suo interno trovano spazio molte chicche, tra le quali canzoni create per film e documentari e diverse cover apparse su dischi-tributo ad altri artisti. Analizzare tutte insieme queste 56 canzoni sarebbe piuttosto confusionario, senza contare che si perderebbe il senso della suddivisione logica dell’album, per cui procediamo con ordine.
BRAWLERS (casinari)
Il primo disco ci illustra il lato di Waits più recente, quello di “Mule Variations”, quello dei blues rochi e dei boogie, il Waits da locanda e da osteria, come dicono bene le note del libretto; il cd contiene diverse buone canzoni, soprattutto tanto blues, si va da quello luciferino di “Lucinda” a quello quasi gospel del traditional “Lord I’ve Been Changed”, dalla cover di Leadbelly “Ain’t Goin’ Down To The Well” alla “Buzz Fledderjohn” registrata in esterni con tanto di can che abbaia in sottofondo, dalla beefheartiana “2:19” alla conclusiva “Rains On Me” (scritta insieme a Chuck E Weiss e da lui edita in “Extremely Cool”), sporca ubriaca e potente.
Non di solo blues canonico vive però "Brawlers": c’è lo psycho-billy di “Lie To Me”, il garage di “LowDown”, il punk-blues di “The Return Of Jack & Judy” (apparsa in “We Are Happy Family – Tribute To Ramones”) e la splendida “Walk Away”, che fu uno dei pezzi migliori della colonna sonora di “Dead Man Walking”. Il disco contiene anche pezzi trascurabili, come le due ballad “Bottom Of The World” e “Sea Of Love” oppure la tanto discussa “Road To Peace”, che, nonostante la chitarra di Ribot e un gran bel testo, sembra troppo prolissa e piatta. Nonostante ciò, "Brawlers" si attesta su un buon livello complessivo e testimonia che questa è una dimensione nella quale Waits si trova parecchio a suo agio.
BAWLERS (strilloni)
Il secondo cd, a dispetto del titolo, vuole fotografare il lato romantico e sommesso di Waits, quello delle ballate tristi, ed è anche il più fitto di canzoni già edite, quasi tutte utilizzate per colonne sonore, dalla “Take Care Of All My Children” del 1984 alla recentissima “You Can Never Hold Back Spring” scritta per il film di Benigni “La tigre e la neve”. Nonostante un inizio scialbo, anche "Bawlers" riesce a mettere a segno buoni colpi e a dimostrare la capacità del burbero Tom di toccare i cuori nella maniera più delicata; proprio nel cuore del disco si trova un momento di grande intensità emotiva, in cui Waits dà fondo a tutta la tenerezza di cui è capace, prima con “Tell It To Me” (incisa da John Hammond con il titolo di “Louise”) cui segue la celtica “Never Let Go (presente nei titoli di coda di “American Hearts”), ma l’apice arriva con “Fanning Street” in cui la voce di Waits diventa leggera come una piuma in un sussurro appena velato da una chitarra di sfondo e che ricorda le cose migliori dello springsteeniano “The Ghost Of Tom Joad”.
Le emozioni continuano nelle seguenti “Little Man” (splendida) e “It’s Over”, in cui il cantante californiano veste la muta del cantante da jazz-club tra aliti di sax e tromba, pianoforti dal tocco lieve e spazzolate di batteria, o nella “If I Hav To Go” che ricorda i tempi di “Closing Time” e “Blue Valentines”. “Goodnight Irene”, cover di Leadbelly come se fosse cantata da una compagnia di amici ubriachi, chiude il momentum del disco che però anche alla fine riserva bei pezzi, tra cui l’altra canzone da “Dead Man Walking” (“The Fall Of Troy”), un’altra cover dei Ramones (“Danny Says”) e una di Sinatra (“Young At Heart”), ma soprattutto la “Down There By The Train” che fu incisa da Johnny Cash nel primo “American Recordings” e di cui Waits si riappropria in una versione per voce e piano che mette parecchio in difficoltà nella scelta del miglior adattamento.
BASTARDS (bastardi)
I bastardi sono i figli del Waits diverso, sperimentale e stravolto, e infatti in questo disco si trovano parecchie cose cui i fan del Tom più canonico non saranno abituati; in primis gli spoken word che predominano come numero il cd, scelta non oculatissima visto che nonostante il valore dei testi e delle storie di Waits alcuni di questi non funzionano (“First Kiss” o l’ hidden track “Dog Treat” che ricorda troppo il racconto di natale di Auggie in “Smoke”), mentre è da elogiare la lettura intensa data alla poesia di Bukowski “Nirvana”.
A parte qualche spoken word di troppo, però, la generazione di bastardi ci offre pezzi assolutamente interessanti e si candida come il disco più di valore di “Orphans”; a fornire questo merito al disco basterebbero la brechtiana “What Keep Mankind Alive”, pubblicata in “Lost In The Stars – The Music Of Kurt Weill”, la psicopatica versione di “Heigh Ho” (la marcia dei sette nani come se volessero uccidere la strega o, peggio, Biancaneve), apparsa in “Stay Awake – Various Interpretation Of Music From Vintage Disney Film”, o “Books Of Moses”, cover reperibile su “More Oar – A Tribute To The Music Of Skip Spence”, con un Waits più ruggente e blues che mai. Ma le chicche non finiscono qui; c’è una stralunata versione di “Dog Door” degli Sparklehorse, c’è la gracchiante e sbuffante “Spider Wild Ride” e una tribale “King Kong” (da “Late Great Daniel Johnston – Discovered, Covered”), una “Alter Boy” che riporta al dimenticato “Nighthawks At The Diner” e due versioni della “On The Road” di Kerouac, una in forma di ballata e l’altra suonata blues, entrambe splendide.
Giungendo alla fine di questo imponente lavoro, c’è da dire che “Orphans” ha diversi pregi: prima di tutto, come già detto, c’è un valore collezionistico, data la possibilità di trovare riunite in un unico progetto tante canzoni altrimenti irreperibili o sparse in varie raccolte, in secondo luogo, malgrado la grande mole di canzoni, non è un’opera che perde in coesione, anzi grazie alla suddivisione categorica si presta all’ascolto in maniera funzionale e piacevolmente coerente. Ma soprattutto “Orphans” è una testimonianza non banale, al di là cioè della logica di un “Best Of”, dell’arte di Tom Waits in tutte le sue forme, la fotografia delle molteplici personalità musicali incarnate in più di trent’anni di carriera da un artista che con la sua voce forse non potrà fare proprio tutto, ma che certamente emozioni ne ha regalate parecchie.
11/12/2006
Brawlers
1. Lie to Me
2. Low Down
3. 2:19
4. Fish In The Jailhouse
5. Bottom Of The World
6. Lucinda
7. Ain’t Goin’ Down To The Well
8. Lord I’ve Been Changed
9. Puttin’ On The Dog
10. Road To Peace
11. All The Time
12. The Return Of Jackie and Judy
13. Walk Away
14. Sea Of Love
15. Buzz Fledderjohn
16. Rains On Me
Bawlers
1. Bend Down The Branches
2. You Can Never Hold Back Spring
3. Long Way Home
4. Widow’s Grove
5. Little Drop Of Poison
6. Shiny Things
7. World Keeps Turning
8. Tell It To Me
9. Never Let Go
10. Fannin Street
11. Little Man
12. It’s Over
13. If I Have To Go
14. Goodnight Irene
15. The Fall Of Troy
16. Take Care Of All My Children
17. Down There By The Train
18. Danny Says
19. Jayne’s Blue Wish
20. Young At Heart
Bastards
1. What Keeps Mankind Alive
2. Children’s Story
3. Heigh Ho
4. Army Ants
5. Books Of Moses
6. Bone Chain
7. Two Sisters
8. First Kiss
9. Dog Door
10. Redrum
11. Nirvana
12. Home I’ll Never Be
13. Poor Little Lamb
14. Altar Boy
15. The Pontiac
16. Spidey’s Wild Ride
17. King Kong
18. On the Road
19. Hidden Track: Dog Treat
20. Hidden Track: Missing My Son