Alabama 3

M.O.R.

2007 (One Little Indian)
country-rock, blues

Gruppo simpaticamente anomalo gli Alabama 3, basti vedere i soprannomi dei componenti: Larry Love, Reverend D. Wayne Love, Frank Zapatista, The Spirit, The Mountain Of Love… oppure vederli in foto (come dentro il booklet) con i loro occhiali da sole e gli eleganti vestiti da cowboy, e pensare che sono di Brixton!
Quasi mai sulla ribalta mediatica, un po' per scelta ma anche per la difficile classificabilità del genere musicale da loro praticato, e conosciuti spesso come A3 per via di una bega burocratica con il famoso gruppo country-pop anni 70, dal 1997 ad oggi hanno messo in fila cinque album sempre in bilico tra elettronica, acid-house, trip-hop, country, blues e gospel.

Anche per questo loro sesto disco gli Alabama 3 non rinunciano al loro folle e gustoso frullato di stili, in un’amalgama sempre fluida e compatta; basti ascoltare le prime tre tracce, prima l’elettronica registrazione del breve intro “Check In”, poi un tuffo nel soul della blaxploitation alla Shaft di “Fly”, tra sensuali scambi vocali uomo-donna, e per finire un rock che mescola tinte black con tendenze southern.
Nel caleidoscopio di colori dipinto da questi eccentrici personaggi ci si può trovare di tutto; predicatori in mezzo a rap e acid-jazz (“Are You A Souljah?”), stravolti rock-blues alla Captain Beefheart come “Work It (All Night Long)”, elettro-funk del miglior Beck (“Monday Don’t Mean Anything”) e tinti di blues (“Way Beyond The Blues”), bluegrass con piano western e mandolino (“The Klan”) o country-rock con armonica a bocca che diventano quasi rocciosi hard-rock (“Sweet Joy”).
Una delle cose che però attrae di più gli Alabama 3 è il gospel: se ne trovano tracce un po’ ovunque, ma in special modo nel country-rock alla Jackson Browne di “The Middle Of The Road”, nell’inizio di “Hooked” o nella mirabile ballata a due voci e coro di “Holy Blood”.

Nonostante la quantità di generi buttati nel mixer, il gruppo inglese riesce a rendere il tutto estremamente fluente e senza sbalzi che ne rovinino la scorrevolezza, nonché estremamente divertente; il vocalist canta come Tom Waits, le voci femminili di appoggio sono di grande qualità e decisamente provocanti, e la qualità della musica suonata si fonde in modo unitario con le parti elettroniche.
Gli Alabama 3, dopo dieci anni di gavetta, riescono ancora a suonare divertendosi e a fare la “propria cosa” in piena libertà, senza avere mani legate da etichette o doveri di marketing; un gruppo che, se non l’avete ancora fatto, va scoperto e premiato con l’ascolto.
Dopo dieci anni, se lo meritano.

27/10/2007

Tracklist

  1. Check In
  2. Fly
  3. Lockdown
  4. Monday Don't Mean Anything
  5. Amos Moses
  6. Are You A Souljah?
  7. The Klan
  8. Hooked
  9. The Doghouse Chronicles
  10. The Middle Of The Road
  11. Work It (All Night Long)
  12. Way Beyond The Blues
  13. Holy Blood
  14. Sweet Joy

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