Non si riscontrano particolari sorprese in questa nuova collaborazione tra Christian Fennesz e Ryuichi Sakamoto, solo l’ulteriore conferma, dopo l’Ep/resoconto dell’esibizione romana - tenuta presso la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica - che i due sono in grado di parlare un idioma comune, pur nella non indifferente diversità dell’approccio comunicazionale.
Una musica, quella del compositore viennese, sì emozionale, ma nascosta, come a fornire una scenografia sullo sfondo per l’intera durata, senza mai cedere a tentazioni di protagonismo. E allora salta all’orecchio il fare quasi invasivo di Sakamoto, abile ad inserirsi nel paesaggio con linee melodiche algide, o con brevi ma reiterati haiku dall’intensa visionarietà Satie-ana.
Ed è sicuramente questo il punto di forza, ossia un contrasto che arriva a mediazione naturalmente, nonostante il processo di composizione abbia preso forma a distanza. Pare, infatti, fosse basato sullo scambio vicendevole di idee, bozze, spunti, poi sviluppati e rifiniti dall’uno o dall’altro, a seconda dei casi. Indubbiamente "Cendre" sconta una certa monotematicità di fondo, l’insistere su linguaggi oramai standardizzati che rendono l’ascolto meno suggestivo di quanto l’intrinseca bellezza dell’album potenzialmente suggerirebbe. Tanto per dire, l’ottimo Eluvium gioca sui medesimi registri, ottenendo risultati spesso lusinghieri, continuando però ad assecondare una genealogia di suoni che ha forse ben poco altro da esprimere.
Ma non è il posto giusto per parlare della deriva delle musiche ambientali, anche perché la bravura di Fennesz e Sakamoto, al contrario di tanti volenterosi imitatori, sta nella cura del particolare. Da apprezzare, dunque, il sincretismo spinto dell’operazione che trova proprio nel dettaglio la sua manifestazione più compiuta, in attimi fissati in fermo immagine, rubati allo scorrere dello spazio tempo, quegli stessi attimi catturati dai piano sequenza di Sofia Coppola, Won Kar Wai o anche Sorrentino.
E’ l’estetica del digitale che trionfa nel blue neon urbano, nella solitudine dell’animo, nell’essere alla ricerca di un qualcosa-indefinito. Un disco per sognare ad occhi aperti, ancora una volta.
01/06/2007
1. Oto
2. Aware
3. Haru
4. Trace
5. Kuni
6. Mono
7. Kokoro
8. Cendre
9. Amorph
10. Glow
11. Abyss