La scena musicale italiana, quantomeno quella legata alla generazione più giovane, non conosce gruppo più prolifico dei My Cat Is An Alien. Nel 1997, a Torino, i fratelli Opalio incidono il loro primo album. Quel "self titled" che finirà nelle mani addirittura dei
Sonic Youth, che decideranno di portarli in tour con loro. Dieci anni appunto. Quantità industriali di cd-r, raccolte monolitiche,
split e collaborazioni. Ecco i My Cat Is An Alien. Il
made in Italy che all'Italy non è che piaccia poi molto. Ma per fortuna ci sono etichette, come la Important Records, che hanno l'occhio lungo.
Anno 2007: "Leave Me In The Black No-Thing". Già, perché è difficile trovare un titolo più azzeccato per descrivere questi settanta minuti di musica. Due tracce, che definire tali parrebbe addirittura riduttivo. Titoli semplici: "Part One"" e "Part Two, come a dire che addentrarsi in questo lavoro è giochetto da
indiekids. Gli echi spettrali dei quaranta minuti della prima traccia si propagano in linea retta. Sono note geometriche che rifluiscono impetuose, come magma, lente, cadenzate, e si espandono nello spazio. Uno spazio che non conosce limiti, che non conosce raggio di luce, uno spazio che pare un buco nero. E i
Throbbing Gristle paiono davvero dietro l'angolo. Specchi che si rompono, angoscia, respiro che si fa affannoso, sensazione di malessere. E ancora stridore e urla: sembra quasi di ritrovarsi in un immenso spazio vuoto, una dimensione nella quale sono le vibrazioni a dominare. Quaranta minuti di riflussi nero pece, onde frementi, urla che si perdono nel vuoto.
In questo caos, i fratelli Opalio si muovono con raziocinio. Le visioni più cupe del
noise à-la Wolf Eyes si fondono con gli stridori di "
Kesto". E se era un terrore vuoto quello di "Part One", ecco che in "Part Two" l'ascoltatore amplia le sue visioni. In fondo, quelle note di chitarra iniziali, che all'apparenza paiono più rassicuranti, si smaterializzano in un climax ascendente che trova in tastiere e droni di stampo quasi
gothic la degna conclusione, e nel bel mezzo un tono vagamente classico, dalle atmosfere medievali.
Le note accennate, i riverberi, le albe che non giungono mai: questi sono i My Cat Is An Alien. Insomma, senza troppi giri di parole: il duo, per l'ennesima volta, centra ancora il bersaglio. C'è da sentirsi fortunati ad appertenere a quella piccola, ma fedele, cricca di appassionati del duo torinese. C'è da tenerseli stretti al cuore, da ascoltarli al buio. Per viaggiare lungo mondi paralleli, verso il nulla più nero.