Yoko Ono: una carriera e una vita quasi intera dedicata al tentativo di dimostrare al mondo di non essere soltanto la causa vivente dello scioglimento della più grande pop band mai esistita sulla terra. Una carriera controversa e ricca più di alti che di bassi, alla costante ricerca del miglior mix possibile di sperimentalismi avanguardistici (ma in questo campo Laurie Anderson ha sempre fatto molto meglio), influenze estremo-orientali, divagazioni simil-pop, coniugando elettronica introspettiva a strumentazioni più tradizionalmente rock e fregandosene altamente delle esigenze di mercato.
Così facendo, l'artista nipponica è divenuta col tempo una sorta di icona per tutte le avanguardie non soltanto musicali ma artistiche in genere, un personaggio in fase di rivalutazione che rischia (come spesso accade ai grandi) di essere apprezzata quando è ormai troppo tardi.
"Yes, I'm A Witch" non è un vero e proprio nuovo disco della Ono, ma un qualcosa a metà strada fra il tribute-album, il greatest hits e la remix-collection.
Non più giovanissima (74 anni suonati!) Yoko tenta di farsi conoscere dal pubblico più giovane (che magari la identifica al massimo come vedova Lennon, ma non sa nulla della sua carriera di non-musicista) e per raggiungere questo obiettivo ha scelto personalmente sedici artisti che si sono impegnati a trasmutare un brano a testa (scelto regolarmente dall'ospite), personalizzandolo secondo il proprio gusto e il proprio stile.
Nella maggior parte dei casi, alla base c'è un lavoro di remixing sui brani originali, che vengono miscelati a basi nuove, mantenendo le linee vocali dell'artista nipponica, altrove le tracce vengono interamente risuonate con risultati a volte sorprendenti.
Purtroppo a volte l'unione non fa la forza; ci si poteva attendere qualcosina di più, ad esempio, dalle ragazze terribili chiamate a raccolta, e invece Cat Power si limita ai coretti nella acustica "Revelations" decisamente prossima alle atmosfere del suo recente "The Greatest", Le Tigre appaiono svogliate nella scialba "Sisters O Sisters", ed è un vero peccato che la presenza di Peaches non migliori "Kiss Kiss Kiss". In questo caso, non si riesce a superare la versione presente su "Double Fantasy", album diviso equamente a metà con Lennon e pubblicato nel 1980 pochi giorni prima del suo assassinio, dal quale vengono ripescate anche "Everyman Everywoman" (fra coretti sixties e basi tecnologiche, in compagnia dei Blow Up) e "I'm Movin' On" con gli Sleepy Jackson, che ottengono un buon risultando evidenziando le chitarre.
Se la cavicchiano gli Apples In Stereo alle prese con "No One Can See Me Like You Do" e i Blood Brothers, che rendono cattiva e quasi hard "Yes, I'm A Witch", un brano del 1974 che dà il nome all’intera raccolta, e mai titolo fu più azzeccato: ditemi se per la biografia e le sembianze Yoko non è paragonabile a una di quelle streghe che vaneggiano fra alambicchi e tremende pozioni.
I capolavori del disco sono almeno due: innanzitutto la sorprendente rilettura dagli echi pinkfloydiani che i Porcupine Tree fanno di "Death Of Samantha" (l'originale è del 1973), e la ultra moderna "Rising", rivista e corretta per l'occasione in chiave house-dub da D.J. Spooky, che rischia di far entrare la Ono anche nel mondo delle discoteche più à-la page.
Appena un gradino più in basso i Flaming Lips, visionari e sognatori come sempre, anche nel delicato compito di cimentarsi in "Cambridge 1969" (divenuta "Cambridge 1969/2007"), unica traccia del repertorio Ono/Lennon, qui resa con un groove micidiale e un fatale intreccio fra i vocalizzi dell’artista nipponica e le traversie sonore tipiche dei Lips.
Osano e fanno un’eccellente figura anche gli Spiritualized di Jason Pierce, alle prese con una "Walking On Thin Ice" diventata gloriosamente psichedelica.
Gli altri ospiti sono Craig Armstrong nella conclusiva ed elegantemente melodrammatica "Shiranakatta", Hank Shocklee, nome fondamentale negli ambienti hip-hop, Antony & The Johnsons e i meno noti Shitake Monkey e Polyphonic Spree.
In conclusione, un disco alterno e qualitativamente diseguale, che rende però improvvisamente attuale un nome che sembrava caduto definitivamente nel dimenticatoio.
Non avendo le idee necessarie per produrre qualcosa di nuovo, Yoko Ono ha raccolto i frutti di alcuni fra i migliori semi piantati in passato e forse anche un po' trascurati da lei stessa. Per la cronaca, pare sia prossimo un secondo volume che dovrebbe intitolarsi "Open Your Box".
Yoko Ono è tornata, lunga vita a Yoko Ono.
29/03/2007