Subsonica

L'eclissi

2007 (Virgin)
dance-rock, pop

Vale per i Subsonica quello che sospetto possa valere in generale per l'Occidente: intrappolato in una logica temporale sempre meno lineare, "futuro" e "passato" tendono a sovrapporsi a tratti, a coincidere secondo schemi sconnessi. Non solo "L'eclissi" segna un ritorno al passato fieramente elettronico della band, ma ne acuisce il carattere retrofuturista: sound algido, cyberpunk, ma intarsiato di citazioni ed echi del passato.

I beat squadrati e dirompenti riprendono il dominio, ma è la chitarra l'"eminenza grigia" dell'album. Discreta, essenziale, cesella consapevoli cliché che finiscono immediatamente rifratti, replicati come moduli del pattern ritmico. Ne ho scritto da poco in riferimento a Why?: l'essenza di tanta arte di oggi sta nel suo rapporto col passato. Questa è l'anima del post-: non tanto il porsi dopo una certa fase storica (il rock, il moderno), quanto fuori dalla storia stessa. Il passato è ora un museo dal contenuto universalmente conosciuto, da cui attingere a piacimento per organizzare le proprie esposizioni tematiche. Scopro l'acqua calda, lo so, ma non mi pare che in campo musicale la questione sia stata approfondita a dovere: riprendere lo stilema disco più stereotipato ("Nei nostri luoghi"), figure morriconiane ("La Glaciazione"), sciabolate funk-punk ("Quattrodieci") o baldanzose sincopi ska ("Piombo") non è furto, falso, plagio, ma piuttosto atto d'inconsapevole adesione al culto del simbolo, che ricombinando frammenti di già sentito evoca le mitologie associate e traccia nuovi percorsi nella geografia popular.

"L'eclissi" è un album dalle molte sfaccettature, e tuttavia Subsonica al punto da risultare quasi da fan. Mancano le canzoni a presa immediata, "ancore" che potevano agganciare il non-appassionato e convincerlo ad approfondire. Eppure, dopo l'iniziale perplessità ogni brano si rivela al posto suo, e l'album suona convincente, privo di cedimenti. Gli stessi pezzi che di primo acchito sembravano scialbi scoprono una faccia da techno-cavalcate irrefrenabili ("La glaciazione", "Il centro della fiamma"), riempipista dal ritornello a colpo sicuro ("Veleno", "Quattrodieci", "Piombo"), lenti da trip in levare ("Alta voracità", "Alibi").
Stupisce poi la cura certosina del suono, prodigo di glitcherie, minimalismi vari, pulsazioni secche, frenetiche e impeccabili sferzate elettroniche che lo rendono assieme rovente e perlaceo.

A rovinare il quadro provvedono ad ogni modo i testi: aulici, autocompiacenti, non hanno il distacco che potrebbe renderli mirabilmente cinici, né l'efficacia impressionista a cui forse puntava chi li ha scritti. Goffi esercizi di ermetismo, inducono il sospetto che dietro alla loro pretesa profondità non ci siano che sentimentalismi tanto-al-kilo ribolliti in salsa hi-tech.

10/02/2008

Tracklist

  1. Veleno
  2. Ali scure
  3. La glaciazione
  4. L'ultima risposta
  5. Il centro della fiamma
  6. Nei nostri luoghi
  7. Quattrodieci
  8. Piombo
  9. Alta voracità
  10. Alibi
  11. Canenero
  12. Stagno