Per il secondo appuntamento della messe di uscite discografiche annunciata per quest’anno, Joseph Arthur cambia ancora una volta scenario con il nuovo Ep “Crazy Rain”. “Quando realizzo un album, tendo a girarci intorno troppo a lungo”, afferma. “Gli Ep, invece, mi tengono in uno spazio limitato, sono come poesie”. Dal folk-pop di “Could We Survive” si passa così ad un suono aspro e tagliente a base di chitarre e drum machine: e anche se il risultato è meno a fuoco rispetto al precedente Ep, Arthur conferma tutta la propria voglia di rischiare e mettersi in gioco.
L’iniziale “Killer’s Knife” detta subito l’atmosfera, con la voce metallica di Arthur a farsi strada tra fragori di chitarra e tastiere wave che sembrano venire direttamente da “Our Shadows Will Remain”. Non a caso, si tratta di un brano presentato sul palco sin dal 2004: ma a differenza di quanto era avvenuto in passato con episodi più o meno coevi come “Chicago” o “You Are Free”, stavolta la resa in studio è ancora più efficace e ricca di sfumature di quella dal vivo. Arthur descrive “Crazy Rain” come un lavoro “quasi techno e meravigliosamente caotico”: in realtà, i ritmi pulsanti e l’incedere ossessivo di “I Wanna Get You Alone” e “I Come Down”, insieme alla voce della chitarrista Jen Turner che accompagna quella del songwriter americano, fanno pensare più che altro al blues sporco e abrasivo dei Kills. La collaborazione con Greg Dulli nella languida e notturna “Nothing 2 Hide” non lascia il segno, mentre “Dream Of The Eternal Life” galleggia su una lunga introduzione dai toni spaziali e la leggerezza del gioco di pianoforte e tastiere di “Radio Euphoria” si spinge non troppo lontano dagli U2 dell’era “Zooropa”. Su tutto prevale però la nudità acustica di “Hunter”, sospesa su un fremente tappeto elettronico, a conferma del fatto che la dimensione solista rimane per Arthur quella capace di incantare più in profondità.
28/04/2008