Someone Still Loves You, Boris Yeltsin

Pershing

2008 (Polyvinyl)
pop

Con un nome di questo tipo metà del lavoro (ovvero catturare l'attenzione sempre più labile e momentanea di un pubblico "di nicchia") è praticamente già svolto. E infatti il quartetto di Springfield (Missouri) non suona del tutto nuovo alle orecchie dei (numerosi) cultori dell'indie statunitense: nel 2006 uscì l'esordio "Broom" e già allora l'interesse suscitato dalle gesta della band fu tutt'altro che trascurabile. Il che è anche relativamente facile da comprendere visto che, a conti fatti, questi SSLYBY (come amano abbreviarsi nel loro sito) presentano tutte le caratteristiche che un giovane gruppo di pop alternativo americano dovrebbe possedere per poter legittimamente aspirare a un qualche tipo di successo: belle melodie solari di scuola West Coast (denominazione d'origine controllata), intrecci vocali levigati e dolciastri il giusto, geometrie piane di chitarra al servizio di stralci fulminei di vita scolastica all'ombra di amori collegiali e piccole epifanie quotidiane. Più universali ed ecumenici di un ghiacciolo al limone d'estate, insomma.

I nomi da fare sono in fondo quelli di sempre: tonnellate di power-sunshine pop lungo l'asse Shins (l'antecedente più immediato), Dead Cub For Cutie, Spoon (tanto citati quanto poco "glorificati", qualcuno prima o poi dovrà render loro quel che spetta loro di diritto), Nada Surf, Weezer, My Morning Jacket e Band Of Horses. Volendo in alcuni passaggi più pensosi si intravede qualche timido baluginìo melodico che tende a rievocare i Wilco in formato "classico" dei dischi meno sperimentali e questo denota senz'altro una maturazione apprezzabile (anche se ancora parziale) in termini di scrittura e varietà di registri per questa ancor giovane band, che lascia comunque ben sperare.

Certo, le carte in tavola sono più che scoperte e le regole del gioco si ripropongono pressoché invariate ad ogni canzone, niente stupisce davvero se non arriva mai del tutto inaspettato, ma anche la prevedibilità riesce a volte a brillare di una sua rassicurante e preziosa bellezza (soprattutto di questi tempi) e poi, con tutta franchezza, alcuni ritornelli uncinanti sono praticamente irresistibili: "Boring Fountain" ha delle ripartenze e degli snodi armonici che filano più di una bicicletta in discesa con il vento a favore, "Dead Right" lascia trasparire un po' di luce tiepida dalle persiane socchiuse, mentre "The Beach Song" (la chiarezza d'intenti paga sempre!) spalanca tutte le finestre per riempirsi i polmoni d'aria frizzante e salmastra a colpi di cori sognanti e garbate movenze di chitarra refrigerante. Per tacere poi di "Think I Wanna Die" che, per chi ha una particolare predisposizione al pop, può rivelarsi più letale del mascarpone.

Concludendo, si può osservare che questo disco non sarà certo lo "Smile" che Brian Wilson ebbe in mente per tanti anni (e forse ancor oggi, nonostante tutto...) ma è di sicuro uno dei messaggeri più graditi dell'estate incipiente e, con un po' di fortuna, potrebbe lasciare un'impronta sonora durevole sui mesi a venire, sempre che un'onda non lo cancelli troppo presto dalla sabbia.

17/06/2008

Tracklist

  1. Glue Girls
  2. Boring Fountain
  3. Dead Right
  4. The Beach Song
  5. Modern Mystery
  6. Some Constellation
  7. Think I Wanna Die
  8. You Could Write A Book
  9. Oceangrapher
  10. Heers
  11. Doris Tailspin (Boring Mountain)

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