L’etichetta spagnola Munster Records ha raccolto in un solo disco i primi (e più interessanti) vagiti dei Detroit Cobras, una garage-rock band americana formata nel 1994 nella più importante città del Michigan e dedita alla riproposizione di materiale minore non originale soul/r&b risalente agli anni 50 e 60.
L’intento è stato da subito quello di dare una nuova veste a brani finiti inesorabilmente nel dimenticatoio, attualizzandoli attraverso un nuovo maquillage a base di grezzo garage-rock.
Anima della band è la cantante Rachel Nagy, la quale attraverso la propria voce riesce a caratterizzare fortemente la produzione di questo piccolo fenomeno, in grado di ritagliarsi momenti di celebrità soprattutto in Gran Bretagna, grazie anche alla spinta di qualche spot pubblicitario che utilizzò loro materiale.
In questa compilation si trova praticamente tutto il materiale (in parte introvabile) edito fino al 1997, precedentemente quindi alla pubblicazione del primo album dei Cobras ("Mink Rat Or Rabbit") avvenuta nel 1998.
Ci sono i primi fantastici tre singoli editi dalla band: “Come Over To My House” che in questa interpretazione non avrebbe sfigurato nel repertorio di Janis Joplin, “Village Of Love”, che anticipa clamorosamente il sound che tanto successo darà ai newyorkesi Strokes, “ Ain’t It A Shame”, quasi un’allegra schitarrata dei Beatles più lennoniani.
Tanto ben di dio è contornato da tutte le b-side dei tre singoli e da altre nove tracce inedite. C’è davvero da leccarsi i baffi fra il ritmo sfrenato e mezzo ubriaco di “Slum Lord”, i sapori spagnoleggianti alla Pixies di “Maria Christina”, il ricordo del beatle John che ritorna in “It’s Raining” e in “Sad Affair”.
Abbiamo l’opportunità di ascoltare la prima versione di “Cha Cha Twist”, quello che diventerà il maggior hit dei Detroit Cobras, e “Brainwashed”, una energetica cover dei Kinks.
E poi ancora super chitarroni in “Down In Louisiana”, sapori folk blues in “With Body And Soul”, mood tarantiniani in “Curly Haired Baby”, costruzioni convincenti in “Time Changes Things”, “I’ve Got A Feeling” e “Funnel Of Love”, dove i Detroit Cobras dimostrano in maniera costante un’innata capacità nello scovare piccole perle del passato e farle sembrare assolutamente contemporanee.
Purtroppo, dopo un paio di album abbastanza riusciti, la parabola della band iniziò a declinare, fino ai più recenti trascurabilissimi lavori, l’ultimo dei quali (“Tied And True”) risale appena allo scorso anno.
Continui cambi di formazione non hanno aiutato la band a trovare un assetto stabile e affiatato, così la brillantezza degli esordi è andata un po’ perdendosi.
Ma i primi germi inalati nel music biz furono davvero imperdibili. Freschi e irriverenti, ruvidi e dannatamente sexy: davvero uno dei migliori incroci di sempre fra garage e soul.
15/07/2008