Finalmente belle canzoni. Dimenticata ogni posa da cattiva ragazza, abbandonata anche la vocina petulante da animo immacolato, con "Dreaming Of Revenge", Kaki King e il suo affascinante stile chitarristico riescono a lasciare alle spalle anche ogni accusa di essere soltanto esercizio di stile.
Kaki King (al secolo Katherine King) è tra gli artisti più originali nel campo della chitarra acustica. Il suo approccio percussivo "a due mani", fortemente incentrato sulle risonanze, le è valso paragoni con un innovatore del calibro di Michael Hedges, ma la grinta e il piglio "femminile" della sua musica ne fanno un nome a cui guardare con attenzione.
"Dreaming Of Revenge" dimostra però che Kaki non è solo una chitarrista di talento, che si arrabatta come può anche col canto e la composizione, ma un'artista a tutto tondo capace di scrivere pezzi perfetti per la sua chitarra e la sua voce.
Voce che è l'inattesa coprotagonista del disco: Katherine svela un timbro caldo e suadente, non lontano dall'indolenza di Cat Power, e lo mette a frutto mutando in velluto le avvolgenti volute della sua sei corde. Strofe e ritornelli: questa la "nuova" ricetta per pezzi dalla presa immediata come "Pull Me Out Alive" (basata sui controtempi, tanto nei botta-e-risposta vocali che negli accenti della batteria), "Saving Days In A Frozen Head" e soprattutto la tenue "2 O'Clock", sorta di sussurro/ninnananna magistralmente giocato su accelerazioni, dilatazioni e aperture melodiche.
I brani strumentali restano la maggioranza, e in molti di questi si nota come le componenti ritmiche e d'intreccio continuino a restare privilegiate, ma riflettendosi in una grande attenzione all'insieme e alla coerenza interna: tanti giochi d'incastro si spostano dalla chitarra alla batteria, e un pezzo come Open Mouth" è costruito tanto sul tamburellio cristallino della chitarra acustica quanto sugli svolazzi d'archi. L'effettistica diventa fondamentale per determinare le atmosfere sognanti, un po' Explosions In The Sky, di "Montreal" o "Can Anyone Who Has Heard This Music Really Be A Bad Person?", ma soprattutto per proiettare in pieno territorio King Crimson buona parte dei brani restanti.
"Bone Chaos In The Castle" è un Robert Fripp addolcito che ricama su scintille di arpeggi circolari e un beat che sembra opera del primo Four Tet, e tanto si potrebbe dire anche del 5/4 molto "Discipline" di "Air And Kilometers".
Meglio però lasciare da parte i paragoni, e concentrarsi sulla compiutezza di "Dreaming Of Revenge", che riesce a unire un'interessantissima ricerca tecnica a un altrettanto personale studio sulle sue potenzialità in campo pop. Questo senza mai risultare didascalico, ma sempre tenendo fede all'obiettivo di essere prima di tutto bella musica, fatta di bei suoni, bei temi, belle canzoni e tanto tepore: non basta forse a farne un capolavoro, ma certo non è poco.
07/03/2008