Un viaggio inquieto attraverso detriti melodici, nei confini della memoria. Eppure, "Persistent Repetition Of Phrases", così come i precedenti lavori di The Caretaker, alias James Kirby (di cui citiamo almeno "Deleted Scenes/Forgotten Dreams" del 2007 e l'onnipotente settuplo "Theoretically Pure Anterograde Amnesia"), resta lungi dal chiarirsi in poche, pur significative parole. È sì, musica essenzialmente di sampler, loop, ma decontestualizzata, plagiata in un cupo romanticismo atmosferico, ricco di senso di presentimento. Si tratta di musica dissociata, appare dunque stranita ed estesa in vastità e viluppi d'ambient remoto e ovattato, finanche a lambire sfere soprannaturali.
Questa singolare situazione musicale volge a favorire un clima sospeso e sfumato, sottilmente angoscioso, atavico, senza nome, in grado di evocare mistero. Lo spazio è incerto, luminoso e astratto.
Le selezioni strumentali, apportate da Kirby setacciando remoti anonimi vinili d'anteguerra a 78 giri incantati su grammofoni gracchianti, offrono una magnetica seduzione in lente e avvolgenti spire in moto perpetuo. Un percorso spettrale, un viaggio addentrato in patologie mentali incurabili e crescenti, oscillando tra dimensioni diverse, tra anelli di perdizione.
Quasi come nel lucente e illusionista sfacelo progressivo delle "Disintegration Loops" di William Basinski, s'è dolcemente narcotizzati, spenti in maglie di suono di "rimosso", come a vivere un "inferno circolare" tra illusione e realtà; un eterno ritorno fatale e forzato ("Rosy Retrospection", "Long Term (Remote)", la title track ecc.).
Un mito di Sisifo surrealmente rivisitato in "Haunted Ballrooms", calato nella festa di fantasmi dell'Overlook Hotel, in "The Shining" (nel quale, a proposito, viene detto al protagonista: "You've always been the caretaker!"). Silenziosi e soffusi movimenti orchestrali scandiscono fissati in ciclo, ciascuno per brano, con l'aggiunta sapiente e costante, sottile e ragionata di impercettibili varianti (di mixaggi, noise, screzi glitch di strumento... "Unmasking Alzheimer's") a sancire il carattere esclusivo e particolare di ogni nuovo altro passaggio.
L'autore (noto anche come V/VM), il cui lavoro ha suscitato l'interesse di John Peel, è affascinato dalle strutture psichiche e dal processo mnemonico (un'autentica ossessione, come attestano mole e cadenza del suo lavoro); incuriosito dalla patologia mentale, in particolare l'amnesia e l'alzheimer. Nella propria arte cerca corrispettivi ideali, corti-circuiti atmosferici impressionistici che rimpiazzino il razionale, la capacità ritentiva, l'attività della mente "sana"; egli fissa, gela l'ambiente in perpetui incantati, invischiati, stregati in limbi di dannazione, anticamere dirette della demenza.
Sulla copertina, opera dell'artista Guy Denning, luce e ombra colpiscono un volto androgino intensamente assorto, accentuandone il turbamento e squarciando ogni certezza.
(28/12/2008)