Per il debutto discografico della loro nuova creatura, Wakeford e King decidono di trasporre in musica i racconti di Montague Rhodes James, eccelso medievalista d'epoca vittoriana, nonché autore di ghost-stories di importanza basilare per la nascita di un intero immaginario orrorifico/fantastico. Nebbie e brughiere, cimiteri, chiese, villaggi, antichi e austeri edifici, e atavici terrori incautamente risvegliati.
Ed è tramite queste atmosfere e queste ambientazioni che, tra ricercata suspence (l'orrore irrompe sempre nei contesti meno prevedibili) e tinte forti, i racconti di M.R. James diventano materiale attraverso cui Wakeford e King cercano il senso autentico del neofolk, quella stessa eredità culturale che le opere di artisti come Ian Read (Fire+Ice) e gli stessi Sol Invictus cercavano solitamente in più antichi scenari, quel mondo di rune, simboli e spiritualità pre-cristiana.
Dalle pagine dell'autore vittoriano ai cupi e spogli fondali musicali e lirici creati da Wakeford, incarnati nella voce recitante di Andrew King, i fantasmi di quei racconti diventano testimoni e portatori di una memoria e di un'armonia perduta; sono i "Ghosts Of England" presentati con malinconico trasporto negli straordinari brani di apertura e di congedo, il prologo intonato da Kris Force (mente e voce dei mai troppo lodati Amber Asylum), e il memorabile duetto conclusivo tra King e la folksinger irlandese Autumn Grieve.
Episodi che incorniciano con grazia sopraffina un lavoro altrimenti poco propenso a cercare la bellezza e la piacevolezza, preferendo invece un linguaggio musicale molto vario, ma sempre ugualmente di impervio e difficile accesso, ricco ed espressivo, benché privo di compromessi melodici, sia che si tratti di incubi post-industriali come "The Ash Tree", sia che King intoni canti arcaici come "The Stalls" e "Three Crowns", passando per il teatrino allucinato di "The Mezzotint" e le gelide brume ambientali di "Oh Whistle, and I'll Come To You". Quando però, nel mezzo del thriller, la voce cristallina di Autumn Grieve entra in scena con la lunare e jazzata "The Malice Of Inanimate Objects", il contrasto è magnifico e il rapimento è totale.
L'insieme dipinge un lavoro di alto valore concettuale e letterario, oltre che musicale. "Ghosts" si fa carico di rinnovare le convenzioni di un intero movimento, quel neofolk sempre capace di rinascere dalle sue ceneri per il risveglio e la rappresentazione poetica di memorie e tradizioni perdute nel tempo eppure sempre presenti.
(09/02/2008)