La definizione di "nuovi Port-Royal" sembrava già pronta per loro, predestinata già a partire dalla comune origine genovese e dal passaggio per la piccola ma attentissima Marsiglia Records, che ha pubblicato un loro Ep, "Talking, Silenty", al pari di quel "Kraken" che costituisce la prima testimonianza discografica dei più noti concittadini.
Ebbene, è invece il caso di chiarire fin da subito che i Japanese Gum, duo composto da Paolo Tortora e Davide Cedolin, con questo loro primo album rifuggono nei fatti con una certa decisione quell'etichetta preconfezionata che superficialmente si potrebbe loro accostare.
Certo, l'ambito musicale di riferimento non è poi così distante e così la matrice artistica originaria dei Japanese Gum, le cui opere precedenti sono apparse da subito indirizzate verso un'elettronica capace di coniugare una lontana matrice indie-rock con una spiccata sensibilità melodica e con ritmiche pronunciate ma sinuose. Questi gli ingredienti principali degli Ep autoprodotti o liberamente distribuiti in rete con i quali il duo ha cominciato a farsi conoscere al di fuori dei confini del sottobosco elettronico indipendente italiano.
Prova ne è la pubblicazione da parte dell'etichetta giapponese Friend Of Mine di "Hey Folks! Nevermind, We Are All Falling Down", album che oltre a segnare l'esordio ufficiale della band ne testimonia la transizione a stili e riferimenti musicali che travalicano ritmi e paesaggi elettronici per addentrarsi in modalità espressive che spaziano da elaborazioni para-ambientali a riferimenti nemmeno troppo velati ad altre importanti esperienze indipendenti italiane.
Fin dall'iniziale "No Help For the Wicked (The Month Of The Dictators)", l'album si mostra decisamente più "suonato" di quanto ci si potrebbe attendere, poiché accanto al battito elettronico e ad ambientazioni alquanto avvolgenti sono spesso presenti e percepibili chitarre che denotano la volontà di esaltare le componenti trascinanti di composizioni in continua trasformazione, da abrasive incursioni elettriche a predominanti tratti dreamy, che corrono su binari di elettronica liquida, al più increspata da turbini dai lontani echi shoegaze. Il tutto viene però accuratamente miscelato per piegarlo all'idea di musica propugnata dai Japanese Gum, un'idea che attribuisce la centralità alle componenti più immediate ed emozionali, quasi prescindendo dal veicolo strumentale e stilistico di espressione. In coerenza con questa impostazione concettuale, si susseguono così texture elettroniche delicate e dalla consistenza liquida ("Big Whale", "%") e più nervose saturazioni del suono, conseguite attraverso trame elettriche esplicitamente "rock" ("Cluster Of Bees") ma sempre accostate e filtrate da pulsazioni talvolta molto penetranti.
In tutto ciò, il duo genovese non devia mai con decisione verso quell'idm che potrebbe apparire qualche suo inevitabile punto d'approdo, dimostrando invece di non perdere mai di vista quella cura delle melodie che viene fatta sfociare tanto in impetuose folate synth-gaze quanto in canzoni dai toni dilatati e sognanti, che in "Ghost - Mistake" e in "Converge" possono essere assimilate a quelle dei Giardini di Mirò più elettronici.
Con il suo susseguirsi mutante di chitarre e multiformi sfumature elettroniche, "Hey Folks! Nevermind, We Are All Falling Down" è un'opera fresca, dalla quale traspare la passione per la musica dei suoi autori, benché non ancora tutta la personalità indispensabile per permetter loro di delineare una propria autonoma fisionomia artistica, ben al di là di ogni possibile aprioristico riferimento.
04/09/2009