It's the first day of spring
And my life is starting over again
Well the trees grow, the river flows
And its water will wash away my sins
For I do believe that everyone has one chance
To fuck up their lives
But like a cut down tree, I will rise again
And I'll be bigger and stronger than ever before
Tormentato e struggente, come la fine di una storia d'amore. Fiero e determinato, come l'inizio di una nuova rinascita. "The First Days Of Spring", l'ultima fatica dei Noah And The Whale, potrebbe essere descritto così, in stretto parallelo con le vicende personali del loro frontman Charlie Fink, che all'indomani della pubblicazione dell'acclamato "Peaceful, The World Lays Me Down" ha assistito al tramonto della sua relazione amorosa con Laura Marling. Parallelismo non certo casuale, poi, visto che le ripercussioni emotive di questo episodio della vita di Charlie si riflettono in "The First Days Of Spring" in maniera piuttosto marcata, influenzando non solo i testi ma anche le melodie e il mood complessivo dell'album: abbandonato il brio di "Peaceful, The World Lays Me Down", la musica dei Noah diventa più ponderata e dolorosa, amplificando notevolmente quei sentori malinconici che erano appena accennati nell'esordio della band inglese.
In questo che potrebbe essere considerato quasi un concept-album, Charlie Fink si libera del pesante fardello del suo dolore e riesce ad analizzare, in maniera minuziosa e accurata, tutte le sensazioni che la fine di una relazione inevitabilmente porta con sé.
Sarebbe però del tutto errato pensare che si tratti di un lavoro pesante, oscuro e intriso di disperazione: a momenti di fragile introspezione, permeati da una tristezza quasi inconsolabile ("we both know that it's over, but we both are not ready"), si alternano episodi di estremo vigore, dove a una ritrovata forza d'animo si affiancano barlumi di speranza e di rinnovato ottimismo ("You know in a year, things are gonna be better. You know, in a year, I'm gonna be happy" canta Fink in "Stranger").
La vera forza della musica di Fink risiede nella sua a tratti straordinaria capacità di entrare "empaticamente" in sintonia con l'ascoltatore: "The First Days Of Spring" non nasce come un lavoro nel quale esprimere negatività e lamentele, ma è un album con cui Charlie Fink prova a trasmettere le innumerevoli sfumature dei propri sentimenti e stati d'animo, e il tentativo riesce alla perfezione anche grazie alla innata capacità melodica della band, che sforna, a ripetizione, melodie compatte e immediate. Eclatante esempio ne è "Blue Skies" che esordisce con un verso degno del miglior Stuart Murdoch ("This is a song for anyone with a broken heart") cui seguono quattro minuti del pop più intenso e puro che sia capitato di ascoltare proprio dai tempi di "If You're Feeling Sinister".
Tutto questo si palesa inoltre nella notevole varietà sonora dell'intero lavoro: la primavera di Charlie Fink si fa largo tra cupi rintocchi di grancassa, sbocciando timidamente con mesti tappeti chitarristici e candide carezze di piano, per aprirsi alfine nel rigoglio dei sontuosi crescendo di archi e batteria. La magnificenza dei suoni va di pari passo con la loro levità e anche il paio "Instrumental I" - "Love Of An Orchestra", che a un primo impatto può spiazzare l'ascoltatore per la sua esuberanza, non fa eccezione, affiancando al trionfalismo di trombone, archi e cori la gentilezza bucolica degli inserti di flauto e clarinetto.
"The First Days Of Spring" è dunque un torrente di emozioni che scorrono tra flutti di note e parole, è la dolorosa testimonianza di un animo lacerato che sta cercando di rimarginare le proprie ferite, è il messaggio di un cuore infranto che parla ad altri cuori infranti incoraggiandoli a reagire anche quando la strada si fa buia e apparentemente senza via d'uscita e tutto sembra perduto. Perché l'importante, quando si cade, è rialzarsi e tornare a camminare.
18/05/2010