Svanito l’effetto sorpresa di “Heartcore”, i due amanti svedesi, Mariam Wallentin e Andreas Werliin, figli adottivi dell'accademia di musica e teatro di Goteborg, tornano sul luogo del delitto con la medesima essenzialità stilistica dell’esordio, regalandoci la naturale prosecuzione di una delle formule “pop” più spiazzanti degli ultimi anni. Difatti, “The Snake” non rinuncia a xilofoni, kalimba, steel pan, flauti, armoniche, gu zheng, santor, autoharp e pelli, in una danza sacra attuata nella celebrazione di un purismo blues mai domo, dettata dall’ipnosi vocale della Wallentin, sempre più a suo agio con i pattern ritmici imposti dall’amatissimo Andreas. Tutto scorre con ardita veemenza. La musica è in se stessa una spoglia raffigurazione teatrale, attraverso la quale voce e percussione incarnano lo spirito grezzo del suo intento primario.
Primitivismo jazzy e fantasia pop marcano territori deserti solo in apparenza, dove le sfumature melodiche e i diversivi stilistici di turno fondono all'unisono, seguendo talvolta insolite usanze strumentali nipponiche.
L’intro spirituale di “Island” è una sorta di preghiera pagana, recitata con angoscia e meditazione da un'arcaica Wallentin, nelle insolite vesti di una sacerdotessa. E’ solo il preludio all’apocalisse percussiva di “There Is No Light”. Werliin detta i tempi sorretto da una profonda perizia strumentale, mentre Mariam invoca con rabbia inquietudini e lamenti interiori regressi nel proprio “io”. “Chain Of Steel” regolarizza gli istinti in un fluire orientale di armoniosi xilofoni, deviato in coda dal solito tribalismo blues. La spensieratezza ritmica di “Places” placa i toni e rimescola ulteriormente le carte, con tanto di uh-uh-uh sbarazzino e ululati liberatori, mentre “Great Lines” riaccende le fiaccole e riparte con flemmatica coralità, prima di sbocciare in un finale epico, teso a rievocare un vero e proprio kagura strumentale. E' l'apoteosi del sodalizio ritmo-voce.
Il binomio “Today-Tomorrow” è diviso in due tronchi: melodia solare e propulsione esotica alle pelli seguita da un improvviso decadimento tonale e da un frastuono percussivo circolare. Chiudono questa fusione orgiastica di ugole sovrapposte e tribalismi ossessivi il lamento congiunto in nenia acustica orientaleggiante di “Who Hoho Ho”, e i raggi di luce, proiettati dal Werliin sulla propria grancassa, di “My Heart”.
Con “The Snake”, il duo svedese ha nuovamente rapito i nostri cuori, dimostrandoci ancora una volta quanto sia semplice porre l’essenzialità ritmica e melodica come cellula primaria del proprio essere e divenire in musica.
N.B. "The Snake" è stato pubblicato per il solo mercato svedese nel 2008, e distribuito in Europa nel 2009.
27/05/2009
1. Island
2. There Is No Light
3. Chain of Steel
4. So Soft So Pink
5. Places
6. Great Lines
7. Today-Tomorrow
8. Liar Lion
9. Who Hoho Ho
10. My Heart