Che i Besnard Lakes avessero delle interessanti frecce al proprio arco, lo avevamo desunto ascoltando il loro precedente lavoro, "The Besnard Lakes Are The Dark Horse", ma il risultato finale della loro nuova fatica discografica supera parecchio quelle che potevano essere le ragionevoli aspettative sul percorso artistico della formazione canadese.
La lettura della tracklist ci aveva fatto temere il peggio, in quanto lasciava presagire una sorta di concept-album, con alcune tracce suddivise in parti. E invece il disco si dimostra sin dal primo ascolto godibile e aggressivo, risultando una piacevolissima sorpresa.
"The Besnard Lakes Are The Roaring Night" è il terzo album della band di Montreal e si apre in maniera squillante con "Like The Ocean, Like The Innocent" (suddivisa in due parti, delle quali la prima è una sorta di piccola intro all'intero disco), la quale da subito è in grado di ben predisporre l'ascoltatore, un entusiasmante antipasto con le chitarre tirate a lucido e il superbo intrecciarsi delle voci di Jace Lasek e Olga Goreas, meravigliosi compagni non solo in musica ma anche nella vita privata.
La trasognata "Chicago Train" dopo 2'40'' di fluttuazioni atmosferiche si trasmuta in un alt-pop di rara intensità.
Il mood proposto si insinua fra i lembi dell'ormai consolidato sound caratterizzante la moderna scena indie canadese, che vede negli Arcade Fire e nei New Pornographers alcune fra le stelle più luminose. Sono soprattutto questi secondi a essere il faro guida dei quarantasei minuti che compongono "Roaring Night".
"Albatross", scelta come singolo apripista (come seconda traccia i completisti vi potranno trovare l'inedita "Four Long Lines"), ha dentro qualcosa di più, qualcosa che ci riporta agli esperimenti più dreamy dei My Bloody Valentine, con la suadente voce di Olga Goreas assoluta protagonista.
Dopo la shoegaze-oriented "Glass Printer", ennesima riuscitissima cascata di note impregnate dei migliori Yo La Tengo, si staglia un altro pezzo diviso in due parti, "Land Of Living Skies", languida ballata servita in salsa country & western, con un solo centrale di evidente taglio classic rock.
L'epicità più pura ammanta di candore "Light Up The Night" che, statene certi, diventerà un superclassico di questi signori nordamericani. Applausi a scena aperta da parte di tutti gli inguaribili romantici del mondo: queste sono le canzoni che possono cambiare il destino di una band.
In chiusura si continua a sognare ad occhi aperti, sulle ali del dreamy psych-pop di "The Lonely Moan".
Con questo disco i Besnard Lakes compiono un notevole passo in avanti rispetto al già apprezzato "Dark Horse", e realizzano il lavoro che da ora in poi caratterizzerà nell'immaginario collettivo il proprio approccio musicale. Non è escluso che d'ora in avanti possano loro stessi diventare un nuovo termine di paragone per le band a venire.
17/02/2010