Ringo, the luckiest man in the world. Fortunato a trovarsi con i Beatles al momento giusto, questo è vero. Ma è un clichè quello secondo cui si tratterebbe di un musicista mediocre. Ringo ha dimostrato negli anni di saper comporre buona musica, niente di innovativo o rivoluzionario, melodie in linea con quella che sarebbe potuta essere un'ideale prosecuzione del primo periodo dei Beatles pre-"Rubber Soul".
Gli alti e bassi della sua carriera solista sono punteggiati da alcune perle di assoluto valore, a volte singole composizioni, più di rado interi album, che hanno permesso a uno dei batteristi più sottovalutati della storia di esprimere il proprio gusto musicale lungo ben 40 anni, precisamente dal 1970 ad oggi, per di più come cantante.
"Y Not" arriva a due anni da quel "Liverpool 8" che aveva riscosso un buon risultato a livello di critica trattandosi effettivamente di un album molto strutturato, ben riuscito, sicuramente tra i migliori della carriera solista di Ringo. "Y Not" si discosta parzialmente dal suono "barocco" del predecessore, cercando di virare su un terreno molto più semplice e diretto a livello di melodie, ma mantenendo una qualità media alta. Le composizioni sono tutte brevi e caratterizzate da un'essenzialità che le rende godibili sin dal primo ascolto. La voce di Ringo non eccelle senza alcun dubbio, però possiede quel tono familiare, unico e scanzonato che solo un "ragazzo" di 70 anni, con alle spalle la responsabilità di pagine e pagine di storia della musica pop del ‘900, può sfoggiare.
"Fill In The Blanks" è una simpatica sferzata rock 'n' roll, l'ideale per iniziare un viaggio nel disco, ma è con "Peace Dream" che emergono prepotenti quelle peculiarità del percorso solista di Ringo: una ballata dal ritmo sostenuto, nella quale si fondono citazioni musicali e liriche - in questo caso un tributo all'amico Lennon - con un risultato che potrebbe sortire sull'ascoltatore effetti ora nostalgici, ora di piacevole ricordo. La forza, ma anche la debolezza a seconda dei punti di vista, di questo artista è la convinzione con la quale compone e interpreta le sue canzoni, a volte retoriche e (auto)celebrative, ma innegabilmente intrise di classe e genuina passione.
Con la seguente "The Other Side Of Liverpool" si cambia registro e le atmosfere si fanno più oscure. Si tratta di un up-tempo dal gusto retrò, con organo e chitarre serrate, nel quale Ringo parla della sua infanzia problematica in una Liverpool tutt'altro che semplice ("The other side of Liverpool, where I came from: my mother was a barmaid, a the age of three my father was gone"). A sorpresa fa capolino sir Paul McCartney in "Walk With You", ballata molto fiacca e non risollevata dall'interpretazione di Paul nel ritornello. Peccato, visto l'ospite, ma questo è un disco di Ringo e con le successive quattro canzoni si torna a un buon livello, tra il blues di "Can't Do It Wrong" e le atmosfere sognanti di "Mystery Of The Night". Spicca sicuramente "Time", nella quale si susseguono momenti di vera classe, su tutti il pianoforte molto jazzato di "Benmont Tench", o l'assolo di violino di Ann Marie Calhoun.
In chiusura, due pezzi molto particolari, ovvero la title track, caratterizzata da un ritmo coinvolgente e un po' funky, e "Who's Your Daddy", un rock ‘n soul d'annata, nel quale il duetto con Joss Stone si rivela assai più riuscito di quello con McCartney.
Le ultime fatiche del batterista di Liverpool, potremmo circoscrivere questa fase da "Ringo Rama" (2003) ad oggi, hanno colto quello spirito che ha caratterizzato poi molte produzioni degli anni Zero: meno quantità e più qualità, nessun timore di guardare indietro, magari senza specchiarsi troppo, ma ripescando quanto di buono è stato prodotto dalla musica rock-pop nei suoi anni d'oro e volontà di produrre una musica che sia sentita, che abbia un'anima non solo provocatoria, ma anche celebrativa. Purtroppo senza quella tensione che ha reso memorabili i grandi classici del passato, ma con la consapevolezza che si può guardare al futuro senza rinnegare il passato.
"Y Not" quindi soddisferà sicuramente chi ha seguito Ringo nel suo percorso solista, ma potrebbe rappresentare una piacevole sorpresa anche per chi volesse ascoltare del buon pop, ben suonato, anche se forse un po' datato.
27/07/2011