Gli anni passano per tutti, è naturale. Si cresce, si matura, si fanno delle scelte che portano a dei cambiamenti. Quando uscivano i primi 12" a nome Benga/Skream, Oliver Jones non era nemmeno maggiorenne. Quando usciva "Skream!", il suo primo lavoro sulla lunga distanza, aveva appena compiuto vent'anni e la sua "Midnight Request Line" trainava il carro dei vincenti del dubstep.
A quattro anni di distanza cos'è cambiato? Skream è sempre uno sbarbatello dalla periferia inglese, forse un po' più maturo, sicuramente più esperto; la sua vena creativa è sempre fresca e limpida. Però manca la materia prima: il dubstep. O meglio, c'è ma è trasfigurato, dopo anni di mutazioni puntiformi che ne hanno riarrangiato il corredo genico. Quindi è normale aspettarsi da "Outside The Box" tutto tranne che dubstep; quello che non ci si aspetta è di trovarsi di fronte a un disco spudoratamente commerciale (o easy-listening, se preferite).
Il singolo che ha fatto strada al disco è "Where You Should Be", un pezzo dominato da synth piovosi e da ritmi urban; un pezzo che, se gestissi una radio nazionale, passerei volentieri tra Kanye e Usher. Poi fanno capolino altre ventate mainstream, come la tamarra "8 Bit Baby" di chiaro stampo US, il richiamo eurodance di "Listenin' To The Records On My Wall", o la collaborazione di lusso con La Roux in "Finally". Il tutto con la classe e la creatività di un ex-enfant prodige.
Poco importa se a volte Jones, sempre sul filo del rasoio tra pacchiano e geniale, si lascia trasportare un po' troppo e si invischia in soluzioni poco raffinate (i fiati della finale "The Epic Last Song" su un ritmo d'n'b, oppure la voce robotica di "CPU"), perché subito dopo rilancia con pezzi dalla resa straordinaria. Tipo "Fields Of Emotion", un tuffo nel (suo) passato dubstep; oppure la garage mischiata al soul di "I Love The Way", forse il pezzo migliore del lotto. Alla fine l'equilibrio, quello tra genio e sregolatezza, lo ritrova sempre, e continua la sua camminata sul filo sottile della coerenza.
Quello che però intacca la superficie laccata della musica di Skream è un senso di disorientamento diffuso, come se Jones non riuscisse a trovare la propria identità artistica, pressato com'è da fan tradizionalisti e dalla necessità di rinnovarsi per sopravvivere in una scena affollatissima.
"Outside The Box" è un disco coraggioso, distante dalle sonorità dubstep in molti episodi, fiero di suonare patinato e commerciale. La cosa più divertente è che riesce soprattutto a far divertire, a far muovere il fondoschiena e a regalare momenti di vera classe. L'unico problema è che Oliver Jones è e sempre sarà, agli occhi di tutti, un bambino prodigio cresciuto: troppo piccolo per parlare con i grandi, troppo grande per giocare con i piccoli.
04/09/2010