Yugen, la macchina barocca del progressive italiano, è al terzo atto. Dopo i turbinii genialoidi di "Labirinto d'acqua" e la vitalità spumeggiante di "Uova fatali", la parola d'ordine per questo "Iridule" sembra essere l'indisciplina, crimsonianamente intesa: massima precisione e coordinazione, per suonare il più asincrono e disarticolato possibile.
La formula - conviene dirlo subito - ha i suoi limiti. Il livello di convoluzione degli incastri musicali è sbalorditivo, ma il prezzo pagato è molto alto: vengono meno leggerezza e ironia, da sempre tratti distintivi del "supergruppo". Anche la netta sterzata stilistica verso il jazz-rock e i settori più intricati della musica colta novecentesca (Xenakis, Nancarrow, Ligeti), tralaltro, contribuisce a rendere più austero e ostico il risultato.
Si intuisce bene, ascoltando, l'entità e la qualità del lavoro dietro alle composizioni. Purtroppo, però, "Iridule" incorre nello stesso paradosso che mina la fruibilità di tanta musica di area "colta": alla complessità delle strutture musicali l'orecchio non riesce ad abbinare un'analoga ricchezza delle sensazioni evocate. L'eccessiva varietà e indipendenza degli elementi diventa così sostanziale monotonia, e la sovrabbondanza di stimoli si traduce in povertà comunicativa ed emotiva.
Ma l'album vede una novità promettentissima: le parti cantate. In ben cinque brani la voce lunare di Elaine Di Falco dei Thinking Plague (che, per inciso, figurano al completo nella line-up del disco) proietta la sua ombra sulla musica del gruppo, per l'occasione resa più rarefatta e sospesa. L'esito è eccelso: anche in "Serial(ist) killer", unico episodio che la vede alle prese con partiture strumentali più contorte, la sua voce riesce a dare alla composizione quell'espressività che altrove manca.
Un lavoro "di transizione"? L'etichetta è ingenerosa e azzardata, ma forse rende conto del carattere ambiguo del disco, in bilico tra forme melodiche ormai troppo ingabbiate (ma nella conclusiva "Cloudscape" finalmente lasciate libere) e promettenti escursioni in territori canzonistici tutti da esplorare. Quel che il futuro di Yugen potrà riservarci non lo sappiamo: per intanto, accontentiamoci.
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24/03/2011