Evidentemente la reunion del 2007 non è stata un caso isolato, perché Janowitz e soci ritornano nel 2011 con un album, intitolato semplicemente "Skins", prodotto dalla band (con l'aiuto al mix del vecchio amico Paul Kolderie) e inciso per la Scrawny Records.
Il nuovo lavoro sostanzialmente conferma la buona vena di "Three Easy Pieces", mettendo ulteriormente a fuoco le melodie e la costruzione dei brani e dando la concreta impressione che non si tratti solo della riproposizione di un copione un po' scontato ma un nuovo punto di partenza e di rilancio di un gruppo che non ha alcuna intenzione di diventare una band di "dinosauri". Con il nuovo album i Buffalo Tom non tentano di proporre nulla che non sia già abbondantemente nelle loro corde, ma le canzoni sono sorprendentemente belle, curate e intense.
La band di Boston con ammirevole coerenza (o, dal punto di vista di eventuali detrattori, nell'incapacità di rinnovarsi), snocciola una serie di ottimi brani, concisi e diretti, di rock americano di stampo tradizionale, che non possono che risultare gradevolissimi per chi è cresciuto con le canzoni dei loro capolavori "Birdbrain" e "Let Me Come Over" nel cuore e nelle orecchie.
"Skins" è un album vario, che alterna brani più leggeri e rilassati, come il piacevole, ma forse un po' frivolo, guitar-pop di "She's Not Your Thing" e "The Kids Just Sleep", il bel duetto acustico tra Bill Janowitz e Tanya Donnelly in "Don't Forget Me", le ariose e vivaci ballate "Here I Come", "Guilty Girls" e la splendida "Out Of The Dark", la melodia "classica" di "Miss Barren Brooks", le atmosfere languide di "Paper Knife" e il country-rock di "The Hawks And The Sparrows" a episodi ben più crepitanti e chitarristici che non sfigurerebbero tra i momenti più graffianti di "Sleepy Eyed" e che impetuosamente accendono un fuoco che sembrava ormai spento dal passare degli anni ma che, evidentemente, covava solo sotto le ceneri del tempo.
"Rock'n'roll will never die" canterebbe uno come Neil Young che conosce bene l'argomento. E ballate elettriche come "Arise, Watch", "Down" (decisamente il capolavoro della raccolta), "Lost Weekend" e "The Big Light" non fanno che ribadire la capacità dei Buffalo Tom di colpire al cuore con cavalcate chitarristiche emozionanti e piene di passione, talmente inconfondibili che l'appassionato del gruppo riuscirebbe a riconoscerle senza indugi fin dalle prime note.
In definitiva, "Skins" è un gran bel disco, che pur non raggiungendo le vette dei loro capolavori si pone come un nuovo punto di partenza per tre musicisti che, alla fatidica soglia dei venticinque anni di attività, dimostrano di non avere alcuna intenzione di rinunciare alla propria personalissima e minimale missione di scrivere ballate rock per quei pochi che, infischiandosene di mode e tendenze, ancora hanno il cuore e la passione di "sentirle" sulla propria pelle e nella propria anima.
Una storia semplice, quella dei Buffalo Tom: una storia che, per fortuna, sembrerebbe non essere ancora in procinto di concludersi e che ha consegnato finora ai posteri ben otto album di intenso e appassionato rock, e una manciata di belle e struggenti canzoni che avrebbero meritato miglior sorte di quella di "perdersi nell'oscurità, come fanali posteriori che si spengono nel buio".
Restiamo fiduciosi in attesa di ulteriori sviluppi.
14/03/2011