In "Oasem", che in olandese significa "respiro", c'è appunto tutta la ricerca di un'espressività di comunione anche spirituale con l'elemento naturale, una specie di abbandono incondizionato che può ricordare, in alcuni tratti, il trasporto nostalgico di certi brani di Antony, il cui stile torna sobriamente qua e là. Una solennità processionale quasi post sorregge tracce come la conclusiva "Horizon II", ma in generale l'elemento sintetico del nuovo sound I Am Oak ha un che di sinceramente commosso, come di chi scopre sé stesso sulle frange esposte al vento di una scogliera ("I").
Disco composto, oltre all'elemento percussionistico, minimalista e vagamente tribale, di soli organi e tastiere, con la presenza occasionale di un balafori, che contribuisce ad accrescere il carattere prettamente "insulare" del disco. Le tracce di "Oasem" sono infatti un arcipelago: atolli rigogliosi in cui la vita, pur circoscritta ed effimera, esplode di forme e colori mai uguali a sé stessi.
Stupenda la strumentale "Island II" nel descrivere lo stupore dell'uomo di fronte all'immensità del micro- e del macro-scopico, con le sue mareggiate di archi sintetici e il suo aguzzo giro di banjo, mentre "Ocyaan" si lascia ipnotizzare dal danzare delle fiamme, in un gioco chiaroscurale che sottilmente trae a sé.
Non un disco facilissimo, forse: dagli ingredienti così sparuti che un ascolto distratto renderà il tutto un po' più indistinguibile. Ma sicuramente un lavoro che doppia agilmente i guru della cassetta americani alla Julian Lynch, sia per la riuscita della sperimentazione coi suoni, sia per la sostanza della composizione: senz'altro "Oasem" conferma Thijs Kuijken come uno dei più importanti giovani autori europei.
(09/01/2012)