E, certo, non mancano all'appuntamento con le visioni acide una "Stargasm" che già nel titolo porta impressa l'impronta dello spazio più profondo (qui lavorato ai fianchi ma senza mai affondare veramente il colpo) o quella "All The Heavy Lifting" che accelera o rallenta in un piccolo trionfo di heavyness camaleontica. Il disco fila via senza sbavature, ma anche senza veri picchi, in un susseguirsi di soluzioni che continuano a rovistare liberamente - vista anche la mancanza di un concept lirico di fondo, ed era dai tempi di "Remission" (in coppia con "Leviathan", il loro momento più interessante) che questo non succedeva! - tra le pieghe dei loro precedenti lavori.
Al centro di queste partiture solidissime, tra chorus pantagruelici, digressioni nerborute e sprazzi di magniloquenza finanche bombastica, il drumming di Brann Dailor funge da perfetto baricentro, mantenendo salda l'impalcatura, mentre gli altri strumenti e la voce intersecano o differiscono le loro progressioni, con sparute intrusioni di tastiere a suggerire ulteriori livelli immaginifici. Giusto a metà strada s'incontra, poi, la title track, ballata sofferta e un po' patetica dedicata al fratello del chitarrista Brent Hinds, morto durante una battuta di caccia mentre la band era impegnata nelle registrazioni del disco. Uno spartiacque stilistico ed emozionale che consente di rifiatare, prima di ripartire con "Dry Bone Valley". Fino alla fine, poi, ancora dispacci da qualche lontanissimo pianeta ("Thickening"), stranissime commistioni di cosmica e trionfalismo pop ("Creature Lives"), scorrerie "Remission"-style ("Spectrelight", con lead vocals di Scott Kelly dei Neurosis), i gorgoglii di mellotron che spuntano timidi oltre la muraglia pseudo-math di "Bedazzled Fingernails" e il sentimentalismo invero un po' lezioso di "The Sparrow".
Insomma, ci si può accontentare.
(28/09/2011)