Mettersi a caccia di novità interessanti, nel marasma di proposte musicali che ci sommerge quotidianamente, è un gioco divertente: quando si scova qualcosa di davvero meritorio è come aver trovato un filone d'oro dopo aver scavato per giorni la terra con le mani nude.
È un peccato che formazioni originali ed esperte come la Peluqueria Hernandez debbano sbattersi nella provincia cronica italiana per mettere insieme un tour a spizzichi e bocconi e vendere qualche centinaia di copie di un disco che colpisce per una serie di impagabili sfiziosità.
Questi mattacchioni si sono inventati la storia di un regista di fantasia, tale Holden Rivarossi, e ne hanno ricostruito il percorso artistico ideando persino le locandine del cineasta immaginario, grazie allo stupefacente lavoro grafico realizzato da Mauro Marchesi, disegnatore e fumettista di fama internazionale, che qui si occupa anche di suonare chitarre, e-bow e tastiere. Gli altri della Peluqueria (il simpatico modo spagnolo per indicare il barbiere) ci mettono il resto, costruendo nove tracce che fungono da colonna sonora di altrettanti film inesistenti, girati negli anni 70 italiani.
L'operazione si colloca sulla scia di quanto fatto in tempi recenti dai Calibro 35 per il filone poliziottesco, ma qui tutto è progettato con grande ironia a maniacalità biografica. Un prodotto che pare il frutto del surrealismo magico di Gabriel Garcia Marquez, oppure partorito da quei racconti di Luis Sepulveda (ad esempio "La frontiera scomparsa") sempre in bilico fra realtà e immaginazione.
Gli spunti musicali sono quanto di più trasversale si possa immaginare; si spostano continuamente e in maniera imprevedibile fra atmosfere tex-mex, divagazioni jazz, lievi derive afro, irresistibili bozzetti latino-americani, azzeccati slanci tarantiniani, qualche misurata folata chitarristica, il tutto filtrato dall'irrinunciabile tradizione italiana (liscio compreso, del resto i signori vengono dal Veneto).
Peluqueria Hernandez è un ensemble di musicisti preparati e tecnicamente ineccepibili; accanto a Joyello Triolo (voce e chitarra) e al già citato Marchesi, ci sono Thomas Simoncini (basso), Gigi Sabelli (batteria), Luca Pighi (percussioni), Roberto Lanciai (sax), più Tony Face (Not Moving) in cabina di regia.
Divertente e formalmente senza sbavatura alcuna, "Amaresque" si pone come lavoro prevalentemente strumentale, fatta eccezione per le ospitate di Umberto Palazzo in "La martiniana" e di Lilith nella bonus track "XoDos (Struggente Dream)". La musica è straordinaria, ma già la lettura del libretto vale da sola il prezzo del biglietto, e anche qualcosa di più.
Benvenuti nel mondo della Peluqueria Hernandez: avanti il prossimo!08/10/2011