A breve distanza da "Continuum Ride" (2010) e "Dream, Tiresias!" (2009) il progetto di Peter Spillerg e Dirk Scheuber approda a un nuovo lavoro in studio, il tredicesimo contando i soli full-length (a inizio anno è inoltre uscita "First Anthology", la loro prima raccolta che celebra i vent'anni di attività del gruppo).
Partiti da sonorità affini all'electro-industrial degli Skinny Puppy, i Project Pitchfork si sono in seguito avvicinati (dopo una parentesi più affine alla darkwave elettronica) a una ruvida ebm dalle atmosfere cupe.
"Quantum Mechanics" conferma il tenore degli ultimi album, finendo col ricordare i lavori di Suicide Commando o Wumpscut.
Il sound dei Pitchfork è ora caratterizzato da una netta omogeneità,che nei primi dischi mancava, con la band che tendeva a inserire fin troppe idee in un singolo album. Tale omogeneità ha comportato però anche un generale appiattimento nelle sonorità.
Inoltre, quella che era una particolare predisposizione per le melodie azzeccate, negli ultimi anni è stata sostituita da un marcato orientamento al ritmo facile da dancefloor, impoverendo in questo modo la ricerca musicale.
Pochi picchi caratterizzano l'operato dei Project Pitchfork del 2011: quello che manca è lo "schiaffo" all'ascoltatore, anche se l'album serba al suo interno numerosi "graffi", con la voce di Spiller quasi sempre distorta a dominare un contesto decisamente oscuro e harsh.
A tratti riaffiora nel campionario di suoni quel gusto squisitamente sci-fi, riscontrabile soprattutto nelle "code" strumentali dei brani: delle vere e proprie outro che concludono le canzoni incastonandole in un'ideale soundtrack aliena.
Marziali e anthemici, i dieci brani di "Quantum Mechanics" rappresentano una certezza nell'ambito di riferimento: certezza forse non sufficiente ad attirare il neofita, ma in grado di accontentare il fan di vecchia data.
23/11/2011