Il neofolk sta passando un forte momento di stasi e di debolezza da un punto di vista sia contenutistico sia stilistico. Se le ultime prove di Death In June e Current 93 hanno ricevuto un'accoglienza blanda o negativa da parte della critica, il tutto va messo in riferimento a un percorso artistico impetuoso, che ha permesso lo sviluppo di un contesto simbolico, letterario ed emotivo profondo e capace di ramificarsi in svariate direzioni, abbracciando sperimentazioni molto spesso tra il sotterraneo e l'improbabile. Douglas P. e David Tibet stanno seguendo un percorso di quiete, semplificando e canonizzando le proprie parole, i propri concetti, in un'immagine edulcorata, che vuole alzarsi lentamente sulla linea dell'orizzonte.
Parallelamente, l'altro fondante progetto neofolk, il Sole Invitto di Tony Wakeford, ha aspettato circa sei anni per proporre del nuovo materiale originale. Nel frattempo, va sottolineato, il nostro inglese ha seguito i suoi diversi progetti paralleli: The Triple Tree, Orchestra Noir, Grey Force Wakeford, e naturalmente il suo progetto omonimo, che hanno mostrato la sua creatività ancora spontanea e irrequieta, all'insegna della ricerca nel campo del neoclassico e del folk-noir.
Dopo la release di un 45 giri limitato che annunciava, con la traccia "The Bad Luck Bird", l'arrivo di un nuovo Lp, Tony ha voluto aspettare ancora un anno prima di rivelare il progetto a cui stava lavorando: opera completa, pienamente figlia della mente e della pelle di Wakeford, che ha voluto qui ritrovare un segno della propria personalità, costruendo un ponte empatico con il fondamentale "In The Rain" (1995, Tursa).
"The Cruellest Month" è una riflessione sulla crudeltà di Dio e sulla nostra incapacità di intendere il suo operato dietro la negatività del mondo; un senso di tristezza verso chi sostiene che la cattiveria sia parte organica, naturale del mondo e della natura umana. Il mese più crudele non è Aprile come diceva il poeta T.S.Eliot, ma la ciclicità del tempo attorno a noi, senza distinzione. Tony non sposta quindi il suo metro di giudizio verso ciò che ha sempre definito come "decadenza" della natura e cultura umana.
Ma quello che dovrebbe essere un Lp rassegnato si mostra virtuoso e fuorviante: "To Kill All Kings" è un inno anarchico, wagneriano, che precede il viaggio ebbro di "The Fool Ship", tra fantasia melodica e allucinato caos. Una marzialità antica, incalzante, non imperante, ma di ultima ritirata viene scandita mentre un dolce flauto sorregge il percorso alla fine, ogni volta. Il parallelo con "In The Rain"può sembrare inappropriato a livello compositivo, ma è calzante a livello di sfumature e di emotività. Per quanto "In The Rain" introducesse una gracile, nera melodia per poi incalzare nel suo evolversi, "The Cruellest Month" segue il verso opposto, ma si sovrappone allo stesso cerchio, si confonde alla stessa pioggia.
La seconda metà del disco spenge in parte la sua forza epica, per focalizzare tutte le sue parti nella voce & chitarra di Tony. Il trittico centrale di "April Rain", "Cruel Lincoln" e "Something's Coming" comprime le parole, l'intonazione e il ritmo in una confessione altalenante, serpeggiante. "Wakeford" mostra il suo carisma in un viaggio che si concluderà dentro un addio cinematografico che esprime tutta la sua carica simbolica.
La parola mantiene un filo centrale in tutto il disco, scandendo e dominando l'incedere. Una forza dal gusto letterario, o meglio, legata alla forza della tradizione teatrale, scorre sui solchi delle composizioni. Pochissimi saranno gli intermezzi strumentali e sempre giustificati da un cambio, un movimento dentro il viaggio che il narratore ci vuole far intraprendere.
È chiaro però che Tony Wakeford non abbia creato niente di nuovo. In questo non è diverso da Tibet o Pearce, ma ha mantenuto viva la carne della sua idea, nutrendola, ed evitando di disperderla in uscite prive di valore artistico. In questo, "The Cruellest Month" si mostra come un manufatto artigiano puro e vibrante che ci risolleva dall'ultima bassa marea.
22/06/2011