Non male, per un uomo “mezzo finito”: appena terminato un tour di 3200 chilometri in bici per combattere le escavazioni di carbone sugli Appalachi (che spesso risultano nella rimozione delle cime delle montagne; del progetto fa parte anche la collaborazione con Daniel Martin Moore), Ben Sollee ha iniziato una campagna di finanziamento per il suo primo disco autoprodotto.
Seppur estremamente personale (se “The Healer” e “The Maestro” trattano del suo rapporto con la vita e l’arte, “Unfinished” si riferisce ancora al suo stato esistenziale di persona in fieri, ecc. ecc.), “Half-Made Man” è un disco, prima di tutto, di grande amore per la musica.
Tra lirismo intellettuale (“Unfinished”) e più lievi svolazzi strumentali (l’iniziale “Whole Lot To Give”), Ben Sollee pare in questo disco dare sfumature soul a un’espressività Bird-iana (impressione data anche dal suo essere violoncellista oltre che cantautore).
Raffinati e spumeggianti arrangiamenti per archi e chitarra incorniciano così composizioni nelle quali la maturità e l’esperienza di Ben hanno decisamente il sopravvento sulla loro ispirazione, spesso fin troppo canonica nonostante la capacità di variare da ballate country (“Roam In The Dark”) a un indie-pop dalle tinte world (“The Healer”).
Disco di sicuro impatto live e che un po’ ne dispensa data la sua registrazione in presa diretta, “Half-Made Man” ha troppo mestiere per impressionare, per quanto rappresenti un altro capitolo encomiabile di una bella epopea artistica.
14/11/2012