Blaudzun

Heavy Flowers

2012 (V2)
songwriter, folk-pop

"The difficult third album", recitava ironicamente una didascalia sulla copertina del capolavoro di Billy Bragg "Talking With The Taxman About Poetry", a testimonianza di come la pubblicazione del terzo disco sia il momento cruciale in cui l'ascoltatore si interroga definitivamente sulla maturità artistica del musicista e sull'effettiva validità della sua proposta.
Ed è con la consapevolezza di questa premessa che il qui presente John Sigmond, in arte Blaudzun, giunge alla fatidica prova della verità, forte di un paio di album accolti in maniera entusiastica nella natìa Olanda e ben recensiti anche dalle nostre parti nell'attesa, appunto, della consacrazione definitiva.

Va subito detto che, da un punto di vista prettamente formale, "Heavy Flowers" è certamente un disco confezionato a regola d'arte. Il patto artista/ascoltatore, con quest'ultimo conscio di poter trovare tutti gli ingredienti basilari per un album di cantautorato folk-pop del 2012, è fedelmente rispettato: chitarre acustiche, archi, mandolino, pianoforte, fisarmonica e voce languida e lamentosa si incastrano, come da copione, in arrangiamenti minimalisti che creano il contesto in cui Blaudzun può coccolare la sua tormentata anima di profeta apocalittico.
"Ogni cosa a suo posto", avrebbero cantato i Radiohead un decina d'anni or sono, ma non appena ci si domandasse le caratteristiche appena citate siano sufficienti per rendere un album un'esperienza appagante, ecco che sorgono i problemi. La scrittura, innanzitutto. Perché le pur riuscite parti strumentali appaiono purtroppo fini a sé stesse, soprattutto quando le linee melodiche di brani come l'opener "Flame On My Head" o la cinematica "We Both Know" scorrono stanche e impalpabili.
Non giova poi un'epigonalità spesso eccessiva, come nel caso delle confuse galoppate "Le Chant De Cigales" e "Sunday Porch", nelle quali la strizzata d'occhio agli Arcade Fire appare più come una rincorsa affannosa piuttosto che una scelta di cavalcare l'onda in maniera accorta e, soprattutto, personale.

Peccato, perché proprio quando ci si appresta ad arrendersi alla realtà di un lavoro sì ben costruito, ma che scorre praticamente senza lasciare traccia, emergono alcuni timidi vagiti, come una claustrofobica "Who Took The Wheel", saggiamente contrappuntata dalla fisarmonica, o una spoglia "Monday", in cui il cantautore olandese si muove in punta di piedi su tenui carezze di chitarra acustica e piano.
La linea generale dell'album è però ben fotografata dal controverso singolo "Elephants" e dal suo continuo affastellarsi di probabili hook vocali e strumentali, che finisce col dimostrare di saper girare con grande disinvoltura attorno al bersaglio senza mai riuscire a fare centro per davvero. 

In sostanza, il "difficile terzo album" di Blaudzun lascia più dubbi che certezze. Per gli ascoltatori che prediligono la forma alla sostanza, "Heavy Flowers" non troverà difficoltà ad inserirsi nella lista dei dischi di riferimento del 2012, grazie al suo attenersi ai dogmi del songwriter "indie-folk-pop" moderno in maniera pressoché ineccepibile. Tutti gli altri non potranno invece fare a meno di etichettare il suo autore come l'ennesimo passeggero sul treno degli inseguitori.



Elephants (Radio Edit)

13/02/2012

Tracklist

  1. Flame On My Head
  2. Elephants
  3. Heavy Flowers
  4. Le Chant Des Cigales
  5. We Both Know
  6. Solar
  7. Who Took The Wheel
  8. Monday
  9. Le Chant Des Vagues
  10. Sunday Punch
  11. Another Ghost Rocket
  12. Elephants (Nocturne)

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