Ogni minimo particolare del suono è calibrato con una perizia ambulatoriale: le percussioni non sono percussioni, piuttosto colpi sordi e metallici sferrati con l'ignoranza e la foga di chi vuole ammazzare. Il canto è un lamento gravido di umori malsani, le atmosfere sono da autentica tregenda e, se tutto ciò non bastasse a far tremare le gambe, la produzione è talmente nitida che i suoni ti rimbalzano direttamente nello stomaco.
Rispetto alle uscite precedenti, qui i fantasmi avant-blues si presentano in una forma ancor più pallida, mentre va prendendo corpo una sorta di musica da processione funerea, instabile e marcia, un po' come se i Black Heart Procession giocassero a fare gli Swans: ne sono un esempio le splendide "Their Consciousness" e "In The Flood With The Flood", dove si ha davvero l'impressione di seguire una carovana di bare trascinate da ronzini malaticci in un deserto post-apocalittico. Una visione dell'apocalisse che pur nel suo nichilismo post-moderno non nega un senso di tragicità classica, come nell'ancora sorprendente "In Praise Of Our Doubts", mentre "It Is Funny, It Is Restful Both Came Quickly" sono i This Heat tinti di atmosfere weird-black-metal.
Chiude a colpi di pala e piccone sul cranio "Don't Let Yourself Be Hurt This Time". E se da un lato vorresti che questa musica non smettesse mai tant'è paradisiaca nella sua avvolgente morbosità, una volta entrati dentro il malessere che sa evocare è così forte e così sconvolgente che non vedi l'ora finisca. I Father Murphy sono giunti alle porte della grandezza.
(15/02/2012)