«Il problema è che sembra molto più una raccolta di pensieri che un disco di musica. Come oggetto filosofico, potrebbe tranquillamente essere coinvolgente per coloro che amano “lottare” con i suoi suoni, ma come lavoro è veramente difficile immaginare qualcuno che lo ascolti anche solo una volta per il piacere di farlo».
Con quest'eloquente affermazione Ian Matthers di
Resident Advisor concludeva la sua negativa recensione del nostalgico “Acid In The Style Of David Tudor”, per assurdo l'opera più accessibile e “musicale” di Florian Hecker dai tempi dei lavori per Rephlex. Mai frase detta fu più vera: solo un masochista potrebbe ascoltare un lavoro del
sound designer tedesco per il puro piacere di farlo. Eppure, a parere di chi scrive, “Chimerization” è uno degli
highlight dell'anno, un lavoro strepitoso che solca una nuova frontiera nel mondo della fusione tra poesia e musica.
Quella sulla Chimera è l'ultima ricerca artistica di una figura che non ha mai smesso di sguazzare nel panorama dell'avanguardia, riuscendo nel complesso tentativo di non ripetersi mai e di apportare ad ogni suo lavoro importanti novità. Florian Hecker è il prototipo dell'artista moderno, un innovatore che mediante una miriade di linguaggi diversi ha espresso lungo tutto l'arco della sua ventennale carriera una personalità polivalente. Dagli anni novanta ad oggi, è stato infatti capace di svariare dalle sperimentazioni con l'idm più acida sotto Rephlex alla pura avanguardia elettro-acustica dei dischi con la Mego, passando per numerosissime installazioni (multimediali e non) volte a relazionare suono, percezione, tempo e spazio.
Quest'ultimo, documentato dalle uscite per Editions Mego e da alcune autoproduzioni, è diventato nel periodo recente il fulcro della sua ricerca, che ha evoluto di lavoro in lavoro le teorie filosofico-sonore dell'ambient music fino a coniare forme nuove, riprese da più parti e adattate a canoni sonori ben più “comuni” (il noise di
Russell Haswell, suo fido collaboratore, l'ambient-metal “teatrale” dei primi
Ktl, tanto per fare due esempi).
Hecker è dunque un esploratore a trecentosessanta gradi, la cui opera va valutata per le intuizioni prima ancora che per i risultati pratici. Le sue sono novità proposte in forma astratta, spesso rese riconoscibili dall'applicazione concreta da parte di terzi. Questa è la ragione principale per la quale l'ascolto di un suo disco può risultare oltremodo complesso e far storcere il naso ai “deboli d'orecchio”, nonostante questi ultimi rischino di trovare in molte delle espressioni odierne della musica sperimentale tracce indelebili delle sue innovazioni.
In questo senso, “Chimerization” non fa eccezione: composta per un'installazione tenutasi alla tredicesima edizione del dOCUMENTA, si divide di due suite da un quarto d'ora abbondante ciascuna, concepite come due atti separati di una stessa storia. In esse è fondamentale il ruolo del poeta
Reza Negarestani, autore del libretto il cui testo è l'anima fondante del lavoro. Su di essa, Hecker inserisce la ricerca sulla Chimera, riproducendone un'ipotetica vocalità: il recitato viene così distorto a suon di glitch, sinusoidi, bleep e rumore bianco, intrecciati e sovrapposti in base alle sensazioni evocate dal testo.
La poesia e il suono divengono così elementi complementari, che enfatizzano a vicenda i rispettivi significati, in un legame fra le arti del tutto nuovo. La Chimera è descritta come essere astratto, la cui voce non ha un suono specifico ma assume in continuazione nuove tonalità, in base alla tipologia delle sue parole e allo stato d'animo dell'ascoltatore.
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Chimerization” non è solo la chiusura di un cerchio concettuale – apertosi nel 2009 con l'installazione “Hecker Leckey Voice Sound Chimera” e proseguito un anno più tardi con il podcast “Bregman/Deutsch Chimera - 47 Minutes In Bifurcated Attention” - ma un vero e proprio iniziatore di una possibile nuova forma d'intendere l'interazione tra poesia e suono, lettore e lettura, voce e musica. A pochi sarà probabilmente percettibile la caratura di questo lavoro: dopo anni sulla breccia dell'avanguardia più innovativa, Florian Hecker torna a proporre in astrazione le sue innovazioni.
Al tempo e ai posteri starà decidere se usufruirne e sfruttarle o se abbandonarle nella natia dimensione. Ai contemporanei, resta un'opera pregna di significato e di poetica, dove il suono puro surclassa il concetto di musica, con buona pace di chi preferirebbe un ascolto “piacevole”.
Seminale.
N.B. L'album è uscito esclusivamente su formato Lp in tre versioni, ciascuna delle quali differisce per l'artwork e la lingua del recitato: inglese (lingua internazionale), tedesco (lingua natia di Hecker) e Farsi (lingua natia del poeta persiano Reza Negarestami). Nella versione inglese, le voci sono di Gabriel Catren, Sugata Bose e Joan Jonas; nella versione tedesca di Andreas Huyssen, Anna Kohler, Guerino Mazzola; in quella Farsi di Arash Afraz, Maryam Vaziri Pashkam e Mahsa Rouhi.
28/11/2012