A parte la scelta di un moniker che omaggia (verosimilmente) il medium fondamentale nella definizione stilistica e nel successo commerciale della crew di appartenenza, "Purple Naked Ladies" non ha poi molto a che spartire con gli scenari violenti e iperrealistici degli OFWGKTA. L'atmosfera predominante, onirica e decadente, è a metà strada fra un boudoir a tripla x e un club privè popolato di sonnambuli che mimano ombre cinesi perverse, arabeschi da paradisi artificiali ("Shangrila") incapsulati chimicamente o inalati su tavoli trasparenti ("Cocaine"). Un melange sofisticato e un po' morboso che diluisce frammenti trip-hop, suggestioni jazz lounge, p-funk e nu-soul cucendoli col sincretico metro hip-hop caro a Syd e Matt.
Fra synth sgargianti e slabbrati ("Fastlane"), bassi liquidi e sottocutanei, break-beat sottili, eleganza notturna e sospirosa ("The Garden"), romanticismo un po' ambiguo e sibilato con voce melliflua dalla Syd in persona ("They Say", "Gurl", "Love Song"), isolati sussulti funky anni 70 ("Lincoln"), le canzoni in sé sembrano perdere a poco a poco la presa sull'ascoltatore e collassare l'una nell'altra. Filtrando, non di meno, alcuni momenti di buon pregio come l'ipnotico e sboccato spleen di "She DGAF", l'ottima "Cocaine/Levie" (che vede la partecipazione di un altro Odd Future: Lefty Brain) e l'iridescente "Ode To A Dream", riscattata da una sublime seconda parte in cui i bassi e gli effetti del turntable sembrano quasi risucchiare la base, disperdere nel soliloquio le parole.
Tirando le somme, Syd Tha Kid e Matt Martians si confermano promettenti beat-maker, mostrando la qualità del loro parco campionamenti, ma l'album, dopo una buona impressione iniziale, appare nel complesso un po' ozioso e prolisso, quasi un esercizio di stile fine a se stesso.
(09/02/2012)