Thinking Plague

Decline And Fall

2012 (Cuneiform)
avant-prog

"Declino e caduta": ironia della sorte, il titolo dell'album sembra scelto apposta per descrivere il magro destino degli americani Thinking Plague, da quasi trent'anni un'istituzione della scena progressive mondiale. I dischi degli anni Ottanta e Novanta, solo quattro ma tutti validissimi, li avevano posti in vista come gli unici o quasi in grado di coniugare con successo due dei più importanti rami del movimento: la scuola "sinfonica" (Genesis, Yes... ma anche Gentle Giant e King Crimson prima maniera) col suo spirito melodico ed evocativo, e il movimento Rock in Opposition capitanato dagli Henry Cow, dedito a un'ardita e senz'altro ostica commistione tra rock, musica da camera e schegge folk. Poi l'addio del "socio fondatore" Bob Drake e nel 2003 "A History of Madness", album fortemente sbilanciato sul versante avanguardista e privo tanto della leggerezza quanto del dinamismo dei lavori precedenti. Questo nuovo "Decline and Fall", nonostante Drake al mixer, prosegue sulla stessa linea.

A farla da padrona è la solita, indigeribile classica novecentesca che sempre più va fagocitando gli eredi del movimento R.I.O. Dando corpo al terribile equivoco complessità=complicazione, il chitarrista/compositore Mike Johnson sembra tracciare a caso linee sul pentagramma, e affidare poi a fiati, basso, tastiere e batteria armonizzazioni e contrappunti sopraffini con l'illusione che tanta scrupolosa dedizione possa di per sé dare un senso ai brani.
Non basta affatto, però; né basta il canto lunare della tecnicamente inappuntabile Elaine Di Falco a fare da collante per composizioni così poco comunicative: la sua voce è uno strumento fra tanti, non ha o non cerca di avere quel carisma melodico che renderebbe i pezzi canzoni, ancorché tortuose. Così i minuti scorrono senza che dai tanti incastri e funambolismi armonici riesca a emergere qualcosa di compiuto: privi apparentemente di direzione e disegno globale, i pezzi non riescono nemmeno ad articolarsi in un flusso intrigante, e fincono per risultare tutti ugualmente cervellotici e ugualmente piatti.

Fatta eccezione per la buona partenza di "Malthusian Dances" (con un'Elaine Di Falco quasi folk a cantare una linea sorprendentemente intelleggibile), bisogna aspettare il decimo minuto dell'altrimenti esiziale "A Virtuous Man" per avere qualche attimo di godibile vivacità. "The Gyre", che segue immediatamente, è il pezzo migliore del disco coi suoi contorsionismi geometrici e l'aria vagamente zappiana, ma è comunque poca cosa rispetto ai fasti del passato, vuoi per l'andamento comunque capzioso, vuoi per l'atmosfera sempre poco distesa.
Un album da dimenticare.

25/05/2012

Tracklist

  1. Malthusian Dances
  2. I Cannot Fly
  3. Sleeper Cell Anthem
  4. A Virtuous Man
  5. The Gyre
  6. Climbing The Mountain

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