Adriano Viterbini non è nuovo ad esperimenti che lo portano a navigare lungo i territori del traditional blues: già nel progetto Black Friday, condiviso con Luca Sapio dei Quintorigo, compì un bel gesto tecnico rileggendo una manciata di american traditional folk songs.
Qui Adriano, noto ai più per essere la metà dei Bud Spencer Blues Explosion, concretizza il proprio sospirato esordio solista, mostrando al mondo per l’ennesima volta tutte le proprie innate doti chitarristiche.
Suoni imbevuti di blues del delta sin dalle prime note dell’iniziale “Immaculate Conception”, poi il viaggio si dipana in dieci tracce nelle quali convergono attitudini roots, visioni desertiche e persino suggestioni tuareg (“Blue Man”). Tutto rigorosamente strumentale, intimo ed evocativo.
Viterbini è solo con la propria chitarra, eccezion fatta per “New Revolution Of The Innocence” dove compaiono i synth di Alessandro Cortini, già collaboratore di Trent Reznor nei Nine Inch Nails.
“Goldfoil” è un trionfo di slide, una parata di virtuosismi assortiti, un omaggio alle radici, nel quale Adriano esprime una volta di più tutto l’amore per il blues scarno e minimale, lontano mille miglia dagli arrembanti arrangiamenti dei Bud Spencer Blues Explosion.
Un progetto sentito che vuole essere volutamente parallelo alla vicenda Bud Spencer, e ciò è evidenziato dal fatto che Adriano evita di inserire parti cantate, per non innescare inutili confronti con la band madre.
Affidandosi alla lezione di Son Volt, dei due Johnson (Robert e Blind Willie), di Ry Cooder e John Fahey, Viterbini con questo lavoro si conferma uno dei chitarristi più completi e personali della scena nazionale.
E come al solito non sfigura nella riproposizione di cover ingombranti: in questo caso rispolvera “If I Were A Carpenter” di Tim Hardin e “Vigilante Man” di Woody Guthrie.
In autunno la Rough Trade si occuperà della distribuzione su scala europea del disco: una nuova frontiera da affrontare.
30/03/2013