Aedi

Ha Ta Ka Pa

2013 (Gusstaff)
alt-rock

C’era una buona attesa per il secondo album della band di San Severino Marche, una delle promesse più luminose del panorama emergente marchigiano, tra l’altro sistematicamente ben accolta dal pubblico locale e con discreto successo anche nel resto d’Italia.
Dopo quasi tre anni dal loro “Aedi Met Heidi”, esce “Ha Ta Ka Pa” che, sperando di non sminuire l’innegabile valore della band, ha attirato molta curiosità per il nome che sta dietro alla sua gestazione, niente meno che Alexander Hacke degli Einsturzende Neubauten.

Le conseguenze di tale sodalizio sembrerebbero subito evidenti: i giocosi e bucolici scenari aediani appaiono spazzati via dalla brutalità della opener “Animale”, mostrando un lato heavy sorprendente, richiamante neanche troppo velatamente sonorità affini a band come Rage Against The Machine.
Ulteriore prova ne è l’incedere misto tra tribale e industrial di “Idea”, la quale si snoda tra percussioni e colpi distorti alle sei corde. Si ha conferma di ciò che sembrava già evidente in sede live: l’apporto della batteria di Gatto ha aggiunto un’ulteriore marcia all’impatto della band, donandole quell’energia dirompente che mancava per completare un quadro già di alto interesse.

Tuttavia, in “Ha Ta Ka Pa” lo stile degli Aedi non viene snaturato nel tentativo di cercare nuovi orizzonti: l’ingresso della voce di Carboni, Celeste di nome e di fatto, fuga ogni dubbio svelando i settempedani più abituali, con la loro abilità nel mescolare le molteplici influenze che compongono il loro background.
Un ritorno in terreni familiari si ha con l’ironia di “Rabbit On The Road”, tra schiamazzi bambineschi e “po-ro-po-po” goliardici, oltre che nelle interessanti concessioni melodiche miste a sonorità ormai classiche nello scenario indie con “Fohn”, brano che in verità non fa dell’innovazione il suo cavallo di battaglia ed è forse un po’ tirato per le lunghe.

“Nero” fa da anticamera allo stadio cupo e intimista di questo lavoro, prendendo a piene mani dal recentissimo repertorio radioheadiano, prolungando poi il retaggio della band di Oxford, nel quale sarebbe superfluo specificare quanto gli Aedi siano in buona compagnia, con la malinconica “Topasz”: crescendo emotivo in una formula tanto rassicurante quanto efficace, guidata dal pianoforte della vocalist.
Detto ciò, lo zenith dell’opera viene probabilmente raggiunto da “Yaca”, reclamando le influenze tribali già accennate nei primi atti del platter, dando vigore a un potente mantra guidato dall’interpretazione magistrale di Carboni, che ricorda lontanamente lo stile della O’Riordan.

In conclusione, gli Aedi fanno centro con un’importante conferma, mettendo una volta ancora in mostra i validi mezzi a disposizione. Non c'è pretesa di portare particolari innovazioni ma solo di svolgere un preciso mestiere: creare melodie e scosse emotive, nel modo più piacevole possibile.

16/02/2013

Tracklist

  1. Animale
  2. Idea
  3. Rabbit On The Road
  4. Fohn
  5. Nero
  6. Tomasz
  7. Yaca
  8. Prayer Of The Wind
  9. The Sound Of Death

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