Già noto agli attenti cultori di sonorità carpenteriane, lente e irresistibilmente marziali, che l’avevano già incontrato nell’interessante antologia “Urbi et Orbi Vol.III” (doppio cdr, sempre per Minimal Rome), Parisi rilascia in pochissime copie – appena 99 - il suo nuovo lavoro “Hic Sunt Leones”, un’opera massiccia e dai toni statuari per forza ritmica ed emotiva, sebbene tragga il suo fascino maggiore da una vena nera e perversa che ne accresce il fascino.
Riferimenti alle colonne sonore italiane dell’orrore non sono plagiati ma metabolizzati con influssi di Clock Dva, Heinrich Dressel e della early techno di casa Minimal Wave.
Il trittico di apertura “Ancient Days-Crocea Mors-La Guerra di Namtar” è ben rappresentativo di questa estetica, sorreggendosi con synth spettrali e ipnotici per poi inoltrarsi in atmosfere omicide ineluttabilmente, senza alcun rimorso o esitazione. La successiva “Sundara Spirit Flight” trae in inganno con il suo tono più sommesso e strisciante, pervaso da un leggero gusto più etnico e meditativo, ma è solo un passaggio mentale obbligatorio per giungere alla title track, in cui su un tappeto “dronico” e rumoristico si innesta una tragedia sottile e tagliente dai toni noir e fumosi.
Le successive “Gold Covenant Energy” e “Positron Gladio” riprendono invece il percorso iniziato all’inizio, spostandosi su terreni fantascientifici, con ritmi più elevati e diretti, una proiezione cibernetica tridimensionale in rotta su profondità spaziali indefinite.
“Gabriel’s Horn” vede però la conclusione di questo viaggio, attraverso la sensualità della voce di Andrea Noce che s’insinua tra i synth e le drum machine di Parisi come un tramonto spirituale che si disegna malinconicamente tra ritmi meccanici che, lentamente, si adagiano.
“Hic Sunt Leones” si dimostra un disco intenso e interessante, vivido nella tensione che lo pervade dall’inizio alla fine, e che a distanza di pochi mesi dal precedente “Draconia” conferma le capacità e il talento di Alessandro Parisi.
22/06/2013