La mente carismatica del progetto Clock Dva è stata Adi Newton, polistrumentista originario di Sheffield dalla vasta formazione culturale e dalle spiccate attitudini creative. Affascinato dai percorsi sperimentali e di contaminazione, Newton è rimasto il fulcro di una realtà che solo in parte è stata denominata Clock Dva, avendo dato vita anche ad altri progetti paralleli (tra cui The Anti Group) che hanno via via seguito varie direzioni. Clock Dva resta però, a tutt'oggi, il riferimento più importante e quello che ha sicuramente dato i frutti più significativi, avendo sposato ed elaborato l'estetica cyberpunk un attimo prima che diventasse di (abusato) dominio pubblico. Personaggio votato alla passione per l'espressione artistica oscura e criptica, agli enigmi, alle correnti culturali d'avanguardia di cui lui stesso è divenuto protagonista, Adi Newton è una figura dall'immagine ombrosa e futuribile, che ha dato identità alla contaminazione tra strumenti elettronici e iconografia cibernetica, portando avanti un discorso inziato con i
Kraftwerk e maturato poi con l'evolversi del rapporto tra uomo e macchine nell'era del personal computer.
Gli esordi musicali dei Clock Dva, tuttavia, non fanno riferimento tanto alle formazioni di musica electro-industrial che all'epoca proliferavano - e a cui si ispiravano parzialmente - quanto a una sorta di deviazione del rock verso sovrapposizioni di free-jazz, psichedelia acida e rumorismo informale. Sheffield, a cavallo tra i 70 e gli 80, diede i natali a realtà storiche della nuova scena britannica, come
Cabaret Voltaire e
In The Nursery; il che spiega la fertile amplificazione degli interessi di Adi Newton verso una sperimentazione che non convergesse completamente sulle facili mode. Ma le sue intenzioni si sono concentrate su vari fronti e Clock Dva è diventata l'esperienza più intrigante ed emotiva, la più seminale e di conseguenza la più emblematica di tutto ciò che agli esordi della sua storia faceva bollire in pentola. Mentre sul lato opposto e parallelo il progetto The Anti Group ha rappresentato il laboratorio sonoro più programmatico e criptico (avendo condotto, ad esempio, ricerche musicali sull'interazione tra corpo e onde sonore).
Dopo aver suonato con vari altri musicisti, tra cui i futuri
Human League Martyn Ware e Craig Marsh, Newton dà vita al progetto Clock Dva assieme a Stephen James "Judd" Turner, pubblicando alcuni nastri a tiratura limitata, distribuiti attraverso circuiti alternativi e da cui nel 1980 viene tratto un singolo ("Brigade"). Il nome del progetto prende ispirazione dal lessico del romanzo di Burgess "A Clockwork Orange" ("Arancia ad orologeria") e vede la luce nel periodo in cui a Sheffield si verifica un'escalation del sound industriale e delle performance multimediali fatte di musica, proiezioni e installazioni. Anche i Clock Dva, con una formazione tutto sommato tradizionale nella line-up (voce, chitarra, percussioni), organizzano il proprio stage con luci e atmosfere interattive. Le suite psichedeliche tipiche del rock anni 60 sono la spina dorsale delle
performance live della band, che approda alla sua prima pubblicazione ufficiale nel 1980 grazie a Genesis P-Orridge, già figura di spicco del movimento industrial (
Throbbing Gristle).
L'eredità psichedelica si arricchisce qui sia del recupero di altre tradizioni - dodecafonia, atonalismo - sia di proiezioni della filosofia industrial. La prima registrazione professionale delle loro
jam ha titolo
White Souls In Black Suits e presenta una commistione quasi dadaista di improvvisazioni rock dilatate, pennellate di jazz e sentori di sonorità acide, che seguono tessiture talvolta disorientanti, ma contengono in nuce l'aura di fascino deviato che caratterizzerà i successivi lavori.
La line-up accreditata, oltre ai due fondatori, include anche Roger Quail, Charlie Collins, David Hammond. Tra i brani da citare la funambolica e lunghissima "Anti-chance", con inserimenti di arditi arabeschi di fiati, la enigmatica "Still/Silent" e gli echi art-cosmici di "Non". Questo lavoro verrà poi ristampato più volte negli anni successivi.
Nel 1981 Newton e soci pubblicano l'album
Thirst, opera sicuramente più cesellata e frutto di una migliore organizzazione produttiva, che sembra prendere ulteriori distanze dai diktat del trend industriale e consolidare un'autonomia propria. Il marchio Clock Dva riprende con maggior consapevolezza la strada aperta dall'album di esordio, elaborando un'accattivante serie di ballate espressioniste sempre in bilico tra il jazz-rock e le ombre malsane di una nuova era tecnologica, dove suoni e voci appaiono come il lamento (o il grido) di una conscia follia.
L'
artwork dell'album è affidato a Neville Brody, giù curatore della grafica dei Cabaret Voltaire e della Fetish Records. Tra le tracce da segnalare "Piano Pain", "Sensorium", l'arcana "Impression Of African Winter" e infine l'apocalittica "4 Hours", che lascia presagire le iconografie dei futuri concept-album dall'impronta cyber-sintetica. A questo punto del percorso, i due co-fondatori del progetto, Newton e Turner, decidono di riconcentrare le energie e rifondare il collettivo Clock Dva, licenziando Quail e Collins.
Ma l'improvvisa morte di Turner rimette ogni cosa in discussione e dal tragico evento nasce la realizzazione dell'Ep
Passion Still Aflame, dedicato alla sua memoria.
Dopo la morte di James Turner e successivi rimaneggiamenti della formazione che vedono soprattutto un cospicuo inserimento di strumenti a fiato, Adi Newton firma un contratto con la Polydor e dà inizio a una nuova fase creativa che consolida ancor più lo stile stratificato dei Clock Dva. Indefinibile il genere che vanno sviluppando - dunque personalissimo per l'approccio stilistico e timbrico - e che porta alla realizzazione di un terzo album, in cui si consolida la posizione collaborativa di Paul Browse, autentico braccio destro di Newton.
Advantage (1983) è un'opera concepita nell'ambiente parigino e registrata in varie sessioni con la produzione di Hugh Jones, che si caratterizza per una consistente atmosfera notturna e decadente e una veste musicale sicuramente più fruibile rispetto alle precedenti. Al punto che la sinergia tra una major come la Polydor e l'aggiustamento del "tiro stilistico" consente alla band di mettere all'attivo una John Peel Session e di organizzare una vera e propria
tournée. "Tortured Heroine", "Resistance", "Breakdown", "Dark Encounters", "Eternity In Paris" sono i titoli trainanti di una tracklist che contiene una commistione di reminiscenze jazz-funk mescolate a intrecci ritmici vagamente tribali e ammiccamenti gotici, di
spleen crepuscolari a echi new age e partiture classicheggianti ("Poem").
Il marchio di fabbrica di Adi Newton emerge, a cominciare dall'incisività abissale della sua voce e dagli enigmatici riferimenti contenuti nei testi.
Tra il 1984 e il 1987 Newton si trasferisce in Olanda, dove prende corpo il progetto The Anti Group Communication Project, che metterà in atto una filosofia musicale molto più esoterica e radicale, sviluppando ulteriormente l'integrazione suono-immagine e la componente ipnotica. Così soltanto nel 1989 i Clock Dva tornano a firmare la paternità di un album ufficiale: quel
Buried Dreams, considerato a piano titolo uno dei loro capolavori e sicuramente quello più evidentemente legato a un nuovo corso di implicazioni metafisico-cibernetiche.
Balzano evidenti nei testi e nell'
artwork riferimenti culturali stratificati, che pongono l'accento sui conflitti e sui compromessi che interessano l'uomo nell'era delle macchine, mostrando da una parte le iconografie più comuni e massificate di questa epoca, dall'altra suggerendo legami più complessi tra arte, politica, scienza nel corso dei secoli. La traccia di apertura si ispira alla sanguinaria "Bathory", con un variegato bagliore di classicità ed erotismo dai contorni inquietanti.
Quindi dalla seconda traccia ("Hide") il
sound si fa metronomico, estremamente elettronico, costellato di interventi vocali carichi di ansie e di profetiche sentenze; ancora più marcate in "Sound Mirror" che con trame percussive e ossessive dipinge un presente già carico delle fobie del futuro. Spiccano poi "The Reign", con un pianoforte elettrico che umanizza la voce aliena di Newton, e "The Hacker", martellante conclusione colma di intrecci ritmici e percussioni orchestrali che annichiliscono l'ascoltatore. L'album sembra diventare una summa di tecnologie musicali e forgia una sorta di techno-pop colto e gotico di grande fascino descrittivo e narrativo.
Non a caso
Sign (uscito per Contempo nel 1993) segna un ritorno ad atmosfere più decadenti e riflessive, meno esasperate nell'iconografia "hackeristica", più rivolte a spazi siderali e a forme di comunicazione mentali. Indubbiamente dotato di fascino, ma anche di qualche lungaggine, l'album rappresenta l'ultimo capitolo discografico ufficiale dei Clock Dva e dai rarefatti
leit-motiv di tracce come "Return To Blue", "Two Souls", "Pool Of Reveries" sembra trapelare un senso di atavica malinconia, una specie di oblio tecnologico-onirico che mette fine alle accecanti inquietudini di
Buried Dreams.
Collective del 1994 raccoglie i singoli del periodo 1988-1993. Nel 1996 Adi Newton registra
Psychophysicist con Andrew McKenzie degli Hafler Trio.
A suggellare la rinascita artistica di Adi Newton con la storica sigla Clock Dva, nel 2016 vide luce, su Anterior Research Media Comm, l'Ep Neoteric. L'uscita era una vera e propria epifania, e non solo per i fan storici della formazione di Sheffield. Tre pezzi in tutto, forgiati da una elettronica fredda e scostante, che si riallacciava direttamente ai lavori di fine anni Ottanta / inizio anni Novanta. Nello specifico “Buried Dreams”, “Man-Amplified” e “Sign”.
Di particolare suggestione il secondo pezzo di “Neoteric”, “Sentinel”, un crescendo cosmico che fa pensare a una rilettura dei Cluster da parte degli stessi Clock DVA, e il pezzo omonimo, cinque minuti di techno mimale condotti dalle calde rasoiate vocali di Newton.
A tre anni dall'uscita si torna a parlare di “Neoteric”, sia dell'Ep che del pezzo. Prodotto in vinile bianco, seguendo il concept ideato da Ibtaba, uno dei nuovi collaboratori di Newton, e dallo stesso Newton, il lavoro in oggetto si compone di quattro remix del pezzo originale. Il primo remix, a opera di Jack Dangers dei Meat Beat Manifesto, sprofonda la minimal techno di “Neoteric” in un melma di beat metallici, diminuendone il ritmo e aumentandone in tal mondo il senso di matericità. La versione di Boris Divider ne disseziona i pattern e li arricchisce di autoptiche chincaglierie glitch, mentre Wrangler (ossia Stephen William Mallinder dei Cabaret Voltaire) ne fornisce un'ipnotica versione dub oriented.
Ho sempre avuto timore reverenziale per i nomi di alcune band inglesi che negli anni 80 rappresentavano la scena elettronica post-punk di Sheffield. Per me Cabaret Voltaire era un nome da maneggiare con cura, evocava oscurità e rumore. Ma Clock Dva ancora di più: un nome preso da “Arancia Meccanica” che rappresentava il mistero della musica elettronica in cerca di un punto di contatto tra uomo e macchina, partendo dai Kraftwerk e arrivando alle orecchie di ascoltatori esterrefatti grazie all’estetica del primigenio industrial dei Throbbing Gristle. Adi Newton ha sempre percorso queste strade sonore, dall’esordio del 1980 con “White Souls In Black Suits” in poi. Troppo profondo l’oceano in cui i Clock Dva mi chiedevano di immergermi, ero nella mia sbornia electro-pop e mi attraevano i suoni dei “colleghi” Human League. Me negli anni il loro messaggio, incursione dopo incursione, ha fatto a poco a poco breccia.
In un momento in cui la parola apocalisse appare spesso nelle dichiarazioni dei politici senza scrupoli, il progetto Clock Dva riprende vigore e Adi (voce ed elettronica) accompagnato da TeZ Maurizio Martinucci (elettronica, campionamenti e strumenti a fiato) e Gabriel Edvy (visuals) fa uscire per Mute Song il nuovo album Noesis (2023), in versione su vinile, cd e box a tiratura limitata. Un album che ci avverte che la tecno-negatività va contrastata con l’utilizzo del pensiero, unico strumento che ci salverà dall’apocalisse.
Le danze, nella versione su cd, si aprono con le ritmiche techno industrial di “Acceleration”: la voce ci accusa di aver cambiato troppo rapidamente e che nessun cambiamento superficiale rimarrà nel tempo, mentre inquietanti pulsazioni di basso sintetico provocano scossoni neuronali in cerca di allineamento con un accenno di melodia, come a rendere meno spiazzante il suono della contemporaneità. Le frequenze basse dominano anche l’oscura “The Engines Of Intimidation”, in cui il cantato è compresso in una cappa di sofferenza. La linea melodica alleggerisce solo un po' un brano che ha il potere di rendere palpabili le tante forme di intimidazione tecnologica presenti nella società odierna. Solo verso la fine si apre a note sinfoniche che arrivano per consolare gli animi.
“The Simulacra” è lenta e fatta di strati di suoni che prendono il sopravvento su scarne tessiture di synth, creando un’atmosfera di attesa che prepara a incursioni rumoristiche di kraftwerkiana attitudine. “Time Is A Flat Circle” è ambient oscuro, in cui i rumori metallici preparano a qualcosa di inatteso e danno a poco a poco spazio a tesi sequencer circolari. Avvolgente e ossessivo, è un brano che connette con lo spirito della Terra e non a caso le note di sitar si confondono col suono delle viscere del nostro pianeta mentre cori pagani ondeggiano in cerca di direzione. In “Syndrome” le pulsazioni metronomiche scavano nel profondo, provocando scosse telluriche favorite dal beat scarno, mentre la voce invita a svegliarci e uscire dalle mille sindromi che ci ammorbano.
L’eco di Noesis sarà prevedibilmente minima, nell’era delle playlist e della musica che gira intorno senza depositarsi nel nostro inconscio. È musica per esploratori, per chi vuole ogni tanto uscire dai loop della tecnologia che intontisce e disumanizza per abbandonarsi alla tecnologia che, guidata dagli umani, diventa emozione, poesia, vibrazione.
Contributi di Luigi Zampi ("Noesis")