Burial

Rival Dealer

2013 (Hyperdub)
dubstep, futuredub

È sempre stato difficile cogliere indiscrezioni dal quartier generale della Hyperdub. Dalla stanza del boss trapela solitamente poco o nulla, soprattutto se l’oggetto in questione ha una caratura ben superiore alla media in deposito. Così, ogni notizia riguardante William Bevan assume un fascino maggiore. Tutto ciò che ruota attorno alla sua figura è puntualmente contornato dal mistero. Di conseguenza, l’evento non necessita mai di pesanti apparecchiature. Il marchio Burial non ha bisogno di promozioni. E' sinonimo di garanzia a prescindere. E come già accaduto per “Truant”, il produttore inglese decide di saltare fuori propri negli ultimi giorni dell’anno, quasi a voler suggerire un netto distacco dalle consuetudini discografiche.

Coloro che attendevano con ansia il terzo disco sulle lunga distanza, dovranno pertanto accantonare ancora una volta le proprie speranze. All’uomo di punta della Hyperdub piace uscire poco, bene e al momento “giusto”. Nel suo mondo non esistono forzature. E per certi versi ciò non fa che rafforzare lo spessore della propria figura, nonostante inizi a pesare la voglia di riassaporare una torta ben più grossa.
Tre momenti, dunque. Tre episodi diversissimi a suggerire nuove sensazioni, nuove diramazioni possibili. Spuntano finanche umori meno nefasti. Mentre la tetraggine e la melanconia lasciano il posto a una nuova speranza. Evidentemente, qualcosa di angelico e metafisico deve aver scosso (e non poco) l’animo del timidissimo Bevan. I richiami a una sopraggiunta "quiete" sono evidenti, in qualche maniera ricalcati dalla necessità di alternare battiti e sample vocali (mai così sfruttati) con improvvise pause di riflessione che lasciano presagire una nuova sognante evoluzione timbrica.

Burial estrapola nuovamente voci ed effetti da universi musicali tra i più disparati. Se ne contano diversi nella stessa title track. Quest'ultima è sicuramente la traccia più dinamica del terzetto. Nella sua evoluzione, la solenne esplosività dubstep inaugurata in “Archangel” è saggiamente alternata con momenti di vera e propria serenità, come appare ben chiaro in coda nel breve ripescaggio di Säju, grazie al quale è palese l’intento di formulare un climax pseudo sacrale modello Enya. Nella fase centrale salta poi fuori di tutto. Si passa da un insolito “Hey yo, you know my fucking style?” - rima del rapper Lord Finesse tratta dalla celebre “You Know What I'm About” -, all’impercettibile distorsione introduttiva di “1983 (A Merman I Should Turn to Be)” del leggendario Hendrix. Un effetto sfruttato anche a metà del terzo minuto della successiva “Hiders”.

Ed è proprio con quest'ultima che l'uomo dichiara a tutti di aver acquisito una nuova sensibilità melodica, trascinandosi in una sorta di amplesso celestiale che prende improvvisamente quota attraverso una sezione ritmica sorprendentemente eighties
È un impietoso “Excuse me, I’m lost” a introdurre invece la conclusiva “Come Down To Us”, prima che un andazzo orientaleggiante in proiezione Muslimgauze ne rimarchi lo spirito inquieto, mentre una mielosa ascesa ritmica tesa verso l'alto ne risalta la purezza. Ma la vera scossa arriva nei secondi finali, con la scelta di estrarre parte dell'intervento del regista transgender Lana Wachowski al galà sui diritti umani di San Francisco del 2012. Le parole del grande regista scelte da Bevan sono tanto intense, quanto decisamente struggenti e significative: "Without examples, without models, I began to believe voices in my head - that I was a freak, that I am broken, that there is something wrong with me, that I will never be lovable...Years later I find the courage to admit that I am transgender and this doesn’t mean that I am unlovable...So that this world that we imagine in this room might be used to gain access to other rooms, to other worlds previously unimaginable...".

In sostanza, “Rival Dealer” ci consegna un Burial decisamente più propenso a diffondere i propri sentori, il cui nichilismo sembra aver trovato un ammaliante punto d’incontro con una ritrovata fiducia. Tuttavia, questa nuova commistione d’intenti non raccoglie appieno i suoi frutti, mostrando in alcuni punti tratti un attimino soporiferi. Occorrerebbe inoltre un piatto più ricco di pietanze per poter analizzare a fondo l’eventuale nuova direzione. Non resta dunque che continuare ad attendere il terzo Lp, così da poter intendere al meglio la solidità dell’avvenuta mutazione.

20/12/2013

Tracklist

  1. Rival Dealer
  2. Hiders
  3. Come Down To Us

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