Ecco finalmente riapparire nei nostri affollatissimi radar quel puntino verde che non t'aspetti: coordinate non identificate a indicarci nuovamente la presenza gradita del misterioso Mig di casa Hyperdub, noto ai più con lo pseudonimo di Burial. Bassi pesanti come il piombo, da contrappeso a una scarica eterea di ombrose deflagrazioni elettroniche, a costituire il punto di forza di un agglomerato ritmico clamorosamente alieno.
Lo svezzamento di un settore, (ri)battezzato dubstep, in un'evoluzione costante prosegue il suo folle ciclo nel secondo scatto pragmatico del misterioso produttore londinese. Kode9, deus ex machina della Hyperdub, si siede dietro al mixer, produce e ringrazia.
In "Untrue", Burial cerca di mettere a fuoco tutte le esperienze multiformi che hanno nutrito il fenomeno nell'arco di un anno: assieme a Benga, Vex'd, Kode9, Skream!, Digital Mystikz, Shackleton e Appleblim (proprietari della seminale Skull Disco) il nostro reinventa se stesso pur senza stravolgere ciò che aveva piantato con l'esordio, andando a cercare un nuovo orizzonte per tutto il movimento "breaks".
Rimosso in parte quel substrato assordante di beat pachidermici, Burial fortifica la sua consistenza melodica inserendo in un contesto alieno, cori soul (!) mediante sample vocali assurdi, impalpabili orientalismi strumentali, zuccherose divagazioni lounge paradossalmente accostabili all'house più deep, coniando di fatto nuovi aggettivi critici per quello che è, oggi e senz'altro, l'erede plausibile del 2-step/uk garage degli anni Novanta.
È ancora una voce sommessa a introdurre le gesta del nostro eroe, prima di voltare pagina e imbatterci nella più inaspettata delle visioni. "Archangel" è la raffigurazione primaria delle nuovissime velleità di Burial: un fiore Motown trapiantato in terra d'Albione, un canto angelico a proclamar vendetta; lo studio si allunga oltre i confini del ritmo fino a trattare il cantato come un effetto da manipolare a ogni frase. Odio e nuovo amore, attraverso uno scudo di pulsazioni dub, tastiere sacre, scenari arcaici: Notre Dame a confronto è una chiesetta per turisti di Waikiki.
Si diceva prima dei ritmi che Burial riesce a comporre, è forse questo il gradino che ancora lo separa stilisticamente dai tanti. Dice che gli piacciono i beat storti, che si diverte a giocarci, e in questo gioco finisce per accavallare e fondere idee distanti. Spinge ancora più in verticale la sua proposta, che si ridefinisce in mille strati non certo pressati ma lasciati liberi di toccarsi e allontanarsi, creando ambienti sonori affascinanti e nebulosi.
Sono numerose le cose certe con questo disco, più di tutti quella che il pupillo di Kode9 non si è fermato di certo a fare il "compitino", anzi. "Untrue" manda l'immagine di un uomo che pare aver trovato la sua strada per il dub, puntando dritto a far vacillare nuovamente le convinzioni di molti. È riuscito ad aprirsi, l'oscurità dell'esordio si è fatta meno fitta, sia sull'uomo sia su ciò che vuole dirci. Tutto in ordine, manca ancora quel non so che, arriverà: già so che già sa.
15/11/2007