Function

Incubation

2013 (Ostgut Ton)
techno

Sono passati oltre quindici anni da quando lo pseudonimo di Dave Sumner, Function, uscì allo scoperto dopo l’ascesa del progetto Sandwell District, che lo univa a doppio filo con artisti come Female, Silent Servant e, ovviamente, Regis con cui collaborava già sotto nome Portion Reform.
Un’attività, quella di Sumner, che dalla seconda metà degli anni 90 si è protratta in una lunga produzione di 12” di alto livello, senza però mai concretizzarsi in un album concettualmente omogeneo. Questo “Incubation” è il punto di arrivo e di sintesi di un discorso dalle radici lontane, quando la techno ospitava già dentro di sé un corpo contaminato da influenze post-industriali e ambient, per poi partorire un futuro dalle sfumature inquietanti e post-apocalittiche, dominate da dittature orwelliane e meccanismi inumani.
Un punto di arrivo e di analisi linguistica che s’interlaccia emotivamente con le ultime opere di Juan Mendez (che ha contribuito qui all’artwork), di Ancient Methods e dei Raime, seppur mantenendosi legato a una visione più classica e ortodossa, ma non meno evocativa.

“Voiceprint” e “Against the Wall” sono emblematiche di una visione fantascientifica malata, claustrofobica come il John Carpenter di “The Fog”, in bilico tra astrazione ambient e ritmiche lisergiche dal gusto metallico. L’artista newyorkese si mostra come un deus ex machina che controlla un universo totale: supernove, meteoriti, particelle di antimateria e assurde geometrie orbitali si muovono e si contorcono ai bordi delle sue composizioni.
Il decollo kraftwerkiano di “Counterpoint” porta l’orizzonte su un punto di osservazione elevato, in un’ascesi di elettroniche minimali risucchiate in una spirale magnetica senza gravità. La caduta di “Modifier” arriva quasi inaspettata e riprende a scavare dentro la carne pulsante di un corpo ibrido-sintetico, in un pulsare ritmico asettico e travolgente, un meccanismo matematico distruttivo ci conduce all’equazione senziente, al cuore elettrico del disco, la title track.

Il processo di creazione-distruzione di Sumner è al culmine, qui vediamo raccogliersi lente e ineluttabili bassdrum attorno a un grande rituale di elegia spaziale sintetica; un profondo respiro universale si è compiuto risucchiandoci in un momento di lontana estasi.
Le successive “Inter” e “Voiceprint” proseguiranno questo viaggio, tra tunnel deep-tech e piccole luci di attività neuronale, per poi chiudersi dentro la paranoia minimal synth di “Psychic Wardfare”, manifesto di una danza patologica senza scampo se non la formattazione mentale.
“Gradient I”, presente solo nella versione cd (e uscito anche nel 12" "Gradient"), continua l’estasi di un viaggio ormai intrappolato tra bassi loop, synth silenziosi e tracce di 808.

Forse non avveniristico come le prove dei suoi colleghi già citati, Sumner sa comunque creare uno spazio coeso e forte di un’emotività forte e virale. Abile nello spingersi dentro le pulsioni più basse della corteccia cerebrale, scopre i nervi di una narrativa fantascientifica oscura, che si nutre di patologiche distopie e grandi spazi stellari. Un’opera da ascoltare ripetutamente per capire le sue sottili sfumature e le architetture di un suono in precario equilibrio tra vita meccanica e biologica.

05/03/2013

Tracklist

  1. Voiceprint             
  2. Against The Wall         
  3. Counterpoint           
  4.  Modifier             
  5. Incubation (Ritual)
  6. Inter (Album Version)       
  7.  Voiceprint (Reprise)       
  8.  Psychic Warfare
  9. Gradient I

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