Jay-Z

Magna Carta... Holy Grail

2013 (Universal)
hip-hop, rap, pop

Popstar, produttore e uomo d’affari fra i più influenti nell’immaginario multimediale degli anni 2000, Shawn Carter in arte Jay-Z è anche uno dei rapper più longevi e prolifici del panorama recente con una discografia che, fra progetti e collaborazioni varie, supera oramai la ventina di unità. Annunciata dalla solita aura di calcolato perfezionismo e da un’impeccabile campagna promozionale (il download digitale sponsorizzato da Samsung) è anche l’uscita del suo dodicesimo lavoro solista, “Magna Carta… Holy Grail”, dal titolo per nulla pomposo (anche qui: al solito)  e dal successo già annunciato (disco di platino fin dal primo giorno).
A quattro anni da “The Blueprint 3” e a due da “Watch The Throne”, realizzato a quattro mani con Kanye West, il rapper di Brooklyn si prefigge di aggiornare fasti e banalità della serie “Blueprint” aggiungendo qualche tocco attualizzante a primizie pop d’indubbia efficacia. Assente del tutto West, comprensibilmente impegnato altrove, Jay-Z  si è affidato per la produzione del disco a un nome storico come Timbaland (e al suo braccio destro J-Roc) più il contributo di altri musicisti di grido (e habituè della factory di Carter) come Pharrell, The-Dream e Swizz Beatz.

Impeccabile nella confezione da mogul hollywoodiano su misura per le sue doti d’interprete, minimale, per espressa volontà dell’autore, ma con groove e volumi prominenti, sempre in bella evidenza, “Magna Carta…” è costruito principalmente attorno a una serie di numeri pop-hop di grande effetto e, in qualche caso, di ottima qualità, ciascuno dei quali introduce, come da copione, un ospite speciale chiamato a dare lustro (e a rendere omaggio) al padrone di casa.

Si parte con la semi-title track, “Holy Grail”, un gioiellino sfarzoso e melodico firmato da Timbaland e The-Dream e impreziosito da un ispirato contributo vocale di Justin Timberlake, che fa il paio con l’altrettanto suggestivo e malinconico cantato soul di Frank Ocean in “Oceans”, è Pharrell ad affiancare Timbaland stavolta, con un sottofondo orchestrale teso e profondo che gonfia le vele sulla ritmica ovattata e sottotraccia; c’è poi l’immancabile duetto, morbido e patinato in posa da “Bonnie & Clyde”, con la signora Z, Beyoncè, in “Part II (On The Run)”, oltre ai featuring più defilati di Nas nella squillante “BBC” e ancora Timberlake nella stucchevole “JAY Z Blue” (dedicata alla figlia della suddetta coppia, inevitabilmente).

Nel complesso, il nuovo lavoro si mantiene su standard produttivi abbastanza elevati – e questo era prevedibile – ma fatica a trovare una propria dimensione di forza e originalità sul piano della scrittura, dove a episodi più riusciti come “Tom Ford”, che innesta elementi di chiara matrice dubstep in un contesto dancefloor più canonico e “americano”, “Nickels And Dime”, nobilitata dalla felice scelta del sample/ritornello dove la voce di Gonjasufi le elargisce una vena psichedelica ruvida e randagia, o la cinematica “Crown” con una mano di vernice acrilica anni 80, si alternano ad altri più scontati, appesantiti dal samplin’ fin troppo esteso (quasi un remake del pezzo originale) e dalla maniera calligrafica tipica di Jay Z (“Picasso Baby”, “Somewhereinamerica”, “Heaven”) o semplicemente un po’ indigesti (“La Familia”).
Come negli ultimi lavori della sua carriera, l’impressione finale è che Jay-Z si faccia preferire in qualità di produttore e rapper che come autore nel senso più musicale del termine.

31/07/2013

Tracklist

  1. Holy Grail
  2. Picasso Baby
  3. Tom Ford
  4. FuckWithMeYouKnowIGotIt
  5. Oceans
  6. F.U.T.W.
  7. Somewhereinamerica
  8. Crown
  9. Heaven
  10. Versus
  11. Part II (On The Run)
  12. Beach Is Better
  13. BBC
  14. JAY Z Blue
  15. La Familia
  16. Nickels And Dimes

Jay-Z sul web