Come un novello Dante Alighieri, in “Nella tua luce”, il brano che apre e dà il titolo al nuovo lavoro dei Marlene Kuntz, Cristiano Godano si rivolge alla propria Beatrice, alla propria luminosa musa, cercando la vertigine, il capogiro, lo slancio giusto. E l’ispirazione arriva puntuale già sulle dissonanze delle chitarre sferraglianti de “Il genio (l’importanza di essere Oscar Wilde)”, diffusa da qualche settimana in rete con tanto di videoclip, e accolta positivamente dai fan, sempre così esigenti verso la formazione di Cuneo.
Sono le migliori premesse per una delle più riuscite produzioni dei Marlene da “Senza Peso” in poi, una band che si pone nei confronti del pubblico in maniera meno distaccata rispetto al passato, che ha persino riversato sui social network tutte le fasi di preparazione di “Nella tua luce”, il nono album ufficiale (escludendo Ep, live e raccolte varie), a quasi vent’anni dall’indispensabile sconquasso di “Catartica”.
Musica sontuosa, grande raffinatezza negli arrangiamenti, ma anche energia da vendere ed i consueti testi intensi, con dentro riferimenti letterari colti, che vanno da Oscar Wilde, espressamente citato nel titolo de “Il genio”, alla storia del poeta russo Osip Mandelstam, condannato a morte da Stalin per la sua irriverenza dopo averlo irriso in uno scritto. Il testo di “Osja, amore mio” è un’istantanea scattata dalla parte della moglie di Osip, la quale in un mirabile slancio amoroso imparò a memoria tutti i versi del poeta per poterli tramandare alle generazioni future.
Si parla di scrittura anche in “Su quelle sponde”, nella quale si afferma che scrivere molto aiuti a conoscersi meglio, ed in “Seduzione”, l’invocazione a scegliere le parole giuste per conquistare con abilità creature incantevoli, perché molte donne continuano a preferire l’arte della seduzione alla profusione di addominali scolpiti e bicipiti impeccabili.
Non mancano temi di stretta attualità, come il femminicidio e lo stalking analizzati con grande classe e tatto in “Adele” (una delle vette del disco), o i casi della vita che in “Catastrofe” conducono una persona normale a diventare un clochard, una parabola inattesa ma non così rara. L’invito è di non lasciarsi scoraggiare dal corso degli eventi, reagire come fa la protagonista de “La tua giornata magnifica”, la quale non si abbatte nonostante vicende drammatiche insidino un giorno speciale tanto atteso.
Chiude il disco “Solstizio”, il primo brano diffuso degli undici presenti in scaletta, regalato ai fan proprio il giorno del solstizio d’estate, il più lungo dell’anno, quello con meno ombra, il giorno più luminoso perché il sole è a picco sul mondo, eppure per contrasto il protagonista narra delle ombre che gli si agitano dentro.
“Nella tua luce” non ha la forza mascolina de “Il Vile” o la visionarietà di “Ho Ucciso Paranoia”, dentro non ci troverete gli anthem che valgono una carriera, come “Sonica” o “Nuotando nell’aria”, ma si impone come lavoro sincero ed onesto, al quale i Marlene hanno lavorato con serietà, passione e dedizione, e si sente. Dopo qualche discutibile episodio un po’ troppo artistoide, confermano quel ritorno alle origini dell’alt-rock italiano già intrapreso con il precedente “Ricoveri virtuali e sexy solitudini”.
Al trio storico, formato da Cristiano Godano (autore di tutti i testi), Riccardo Tesio (che stavolta si è occupato anche delle parti di basso ed è responsabile degli arrangiamenti e della supervisione del suono) e Luca Bergia, si affianca l'oramai consolidata presenza di Davide Arneodo, il quale ha suonato pianoforte, synth, violini ed ha arrangiato gli archi.
Riuscire ancora a produrre album su livelli simili, dopo oltre due decenni trascorsi costantemente sulla scena, non è cosa da tutti, e quando partono certi slanci sonici, come nel finale di “Senza rete”, è sempre un’impagabile goduria. “Nella tua luce” è un disco dove Marlene non fa assolutamente nulla di nuovo rispetto al glorioso passato, ma fa tutto dannatamente bene.
27/08/2013