Caro Cristiano,
in molti abbiamo letto in questi giorni un'intervista nella quale hai espresso tutta la tua contrarietà per essere stato ritenuto colpevole di aver eccessivamente "artisticizzato" la tua creatura.
Il nuovo disco "Ricoveri virtuali e sexy solitudini" giunge a oltre tre anni da "Uno", album che giudicare minore nel percorso artistico dei Marlene Kuntz è a dir poco un eufemismo. Nel frattempo ti sei dedicato a cristallizzare il passato (il greatest hits pubblicato nel 2009), a creare un nuovo combo dove sperimentare senza troppi steccati (Beautiful, in compagnia di Gianni Maroccolo e Howie B.), e alla fine hai tirato i conti: Marlene doveva tornare ad avere quel sapore, quegli umori che caratterizzarono i suoi esordi.
Ti sei anche lamentato per frasi lette su forum e comunità virtuali, e attraverso il falsetto di "Pornorima" hai deciso di rispondere con foga a tutti i fighetti indie-snob che ti avrebbero ingiustamente attaccato. Libero di farlo, e di difendere le tue scelte artistiche, ma quelle frasi probabilmente erano state scritte da chi ha amato follemente la tua creatura e, pur condividendo determinate svolte musicali, non si è più ritrovato nelle pedanti soluzioni dei recenti lavori.
Caro Cristiano,
la vostra musica fino a "Ho ucciso paranoia" e al disco dal vivo che ne conseguì ("H.U.P. Live In Catharsis") è stata la colonna sonora dell'esistenza di migliaia di giovani italiani. È una gran bella responsabilità, non trovi?
Poi da "Che cosa vedi" qualcosa iniziò lentamente a modificarsi. Chi ti conosce e ti segue da sempre, ha tutto il diritto di condividere e sposare o meno una nuova linea. E la boria che vedi nel maniaco del downloading (rimproverato pesantemente in "Ricovero virtuale"), che scarica le vostre canzoni senza rispettare la sensibilità e il lavoro degli autori, beh, sono in molti a trovarla fuori luogo. Da quanto tempo non ti fermi a firmare due autografi oppure a discorrere coi tuoi fan alla fine di un concerto? Quei fan che hanno consentito in tutti questi anni l'esistenza e la sopravvivenza di una delle più brillanti formazioni che la scena indipendente nazionale abbia mai conosciuto, per molti la migliore in assoluto. Forse quei fan hanno tutto il diritto di dire la loro. Tu potrai ascoltare le loro ragioni e trarre di conseguenza le dovute conclusioni.
Caro Cristiano,
per il fan medio dei Marlene Kuntz "Ricoveri virtuali e sexy solitudini" sarà un piacevolissimo parziale ritorno all'antico. Chiaro come nessuno potesse aspettarsi una nuova "Sonica", una nuova "Retrattile" o una nuova "Nuotando nell'aria", ma un album come questo qui forse non ce lo aspettavamo più.
"Ricovero virtuale", il brano che apre la tracklist, non avrà la forza di un pugno in pieno volto, come accadde per gli incipit di "MK", "L'odio migliore" o "Cara è la fine", ma è una bella boccata di rock genuino. Saranno in molti a gridare al miracolo quando ascolteranno la sferragliante "Orizzonti", che vi riporta di nuovo in prossimità di certe asperità sonicyouthiane, le stesse rintracciabili nel finale di "Io e me", esemplare mix di groove e noise, nel quale declami rabbiosamente inevitabili solitudini.
Cari Riccardo e Luca,
non so a chi vada riconosciuto il merito di questo felice parziale ritorno alle origini, ma finalmente riscopriamo una band che pare felice di suonare. Anche i brani apparentemente più tranquilli ("Vivo", "Oasi", "L'artista") mantengono la giusta elettricità in un disco costantemente nervoso, ma sempre pregno di una rotondità e di una profondità che non erano più una garanzia da queste parti. E poi ci sono gli immancabili momenti di impareggiabile poesia ("Scatti").
È evidente il tentativo di riappropriarvi della centralità della scena alt-rock nazionale, dopo essere stati surclassati per inventiva e freschezza da altre compagini a voi coeve (Afterhours) o successive (Baustelle).
Del resto, in un momento di grande riflusso della scena che caratterizzò gli anni 90, con il brillantissimo ritorno di band del calibro di Massimo Volume o One Dimensional Man, la vostra parziale retromarcia è pienamente comprensibile. Perché di parziale retromarcia si tratta, ammettiamolo. Poi magari qualche mezza battuta a vuoto ci sta ("Un piacere speciale" non riesce proprio a convincerci), ma l'intensità che avete travasato in queste undici composizioni è assolutamente tangibile.
"Ricoveri virtuali e sexy solitudini" è il benvenuto ottavo album in studio dei Marlene Kuntz, prodotto da Howie B., che vede consolidarsi le preziose collaborazioni di Luca Lagash Saporiti al basso e Davide Arneodo alle tastiere. Il disco è stato anticipato di qualche giorno dal primo singolo "Paolo anima salva", efficace disamina sulla perdita delle certezze e l'eccesso di realtà virtuali che popola le nostre giornate, con annessa espressa citazione di De André.
Aspettiamo con ansia di scoprire il loro nuovo tour.
Bentornata nervosa e sinuosa Marlene.
30/11/2010