Quando è in pausa dagli impegni dei suoi misteriosi Bleeding Heart Narrative e dalle loro costruzioni a cavallo fra post-rock e modern classical, Oliver Barrett trova da un paio d'anni a questa parte il tempo di sfogare la sua passione per l'elettronica. Ed è in tali occasioni che entra in gioco Petrels, l'alter-ego con cui il musicista inglese esplora il sottobosco della musica atmosferica all'insegna di un'attitudine quasi cinematografica e di un ruolo decisivo fatto giocare all'emozione.
Secondo parto con il suo pseudonimo e primo per la Denovali, “Onkalo” segna l'evoluzione di Petrels da semplice side-project ad act sonoramente definito, pur senza rinunciare alla varietà atmosferica già propria del precedente “Haeligewielle”. Un Barrett che dunque pare aver preso le misure della propria cifra stilistica, che trasforma in trademark dilettandosi fra sample liquidi, power electronics, sconfinate distese melodiche dai gusti variegati e incursioni ritmiche dal sentore tribale. Il tutto guidato dal cuore più che dall'intelletto, dall'ispirazione prima che dal metodo.
L'oasi di armoniche dell'ouverture di “Hinkley Point Balloon Release” e la pioggerella di campioni che batte languida sulle pianure sintetiche di “Giulio's Throat” aprono i battenti di un viaggio fra cosmo e suolo lunare, che assume a tratti i connotati del sogno e ad altri quelli dell'allucinazione. A quest'ultimo mondo appartiene il canto dissipato di “On The Dark Great Sea”, sorta di cavalcata psichedelica spompata di ogni energia nella tradizione del John Foxx di “My Lost City”, assieme alle due languide metà di “Trib Tab” e al crescendo in stile post-rock di sample gocciolanti (Basinski semper docet) e ovattate distese droniche in “White And Dodger Herald The Atomic Age”. I sognanti dialoghi elettro-acustici di “Time Buries The Door” vanno invece a rappresentare la parte più “terrena” e realistica dei soundscape del disco, cui capolavoro è da rintracciarsi nell'odissea di “Characterisation Level”, che culla a suon di droni sublunari à-la-Talvihorros per quindici minuti salvo poi esplodere in un crescendo strumentale radente il post-rock di Jasper TX.
Il laconico finale d'archi di “Kindertransport” riporta, come un'astronave che torna sul suolo umano, alle trame cameristiche dei Bleeding Heart Narrative, rimembrando nei suoi undici minuti l'altra faccia di Barrett quella mascherata e a tutt'oggi avvolta nel mistero, quasi a volerla porre in contrasto con la genuina e diretta anima di Petrels. Quest'ultimo vede in “Onkalo” un coronamento, un punto d'arrivo e al tempo stesso di partenza, un disco personale e dal tasso emotivo elevatissimo – fenomeno fin troppo raro nel mondo della synth music.
In quattro parole: il disco della consacrazione.
22/06/2013